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Ecco come sarà la Chiesa 2.0 di Papa Ratzinger

“Il #Papa sta per aprire il suo account ufficiale su #Twitter. I tweets non saranno inviati da lui ma riceveranno l’approvazione”. E’ con questo tweet (ovviamente..) che il gesuita padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, ha annunciato nel mese di febbraio, riprendendo una precedente affermazione di Mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’imminente apertura da parte di Benedetto XVI di un proprio account personale su twitter. E martedì è giunta dalla Sala Stampa della Santa Sede la conferma che sarà il 3 dicembre il giorno in cui twitter potrà annoverare, tra i suoi circa cinquecento milioni di utenti, anche Benedetto XVI.

Il Papa e internet

Nonostante i suoi 85 anni e il fatto che non usi il computer (ogni suo libro viene scritto a mano e poi tradotto dalla sua collaboratrice Ingrid Stampa), Benedetto XVI ha dato, sin dall’inizio del proprio pontificato, un grande impulso alla presenza della Chiesa e della Santa Sede su Internet. Oltre ad avere chiara l’importanza della rete al giorno d’oggi ed i pericoli ad essa connessi, come ben evidenziato all’interno del messaggio pronunciato in occasione del lancio della Giornata Mondiale della Gioventù in programma a luglio a Rio de Janeiro, il Santo Padre è già stato “protagonista” attivo sui social media. Nel giugno 2011, infatti, Benedetto XVI ha lanciato il portale del Vaticano News.va tramite un tweet partito da un I-pad mentre, in occasione della preparazione della Pasqua 2012, il Santo Padre ha inviato, coadiuvato dai suoi collaboratori, un tweet al giorno per il periodo di Quaresima dall’account @Pope2you, sito dedicato ai giovani ed aperto dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

Verso una Chiesa sempre più 2.0

La decisione di Benedetto XVI di aprire un proprio account ufficiale è sicuramente il “fiore all’occhiello” di una presenza della Chiesa sui nuovi mezzi di comunicazione che va rafforzandosi sempre più. In un articolo pubblicato su Il Foglio, il vaticanista Paolo Rodari ha censito la presenza dei cardinali su twitter. Particolarmente attivi sono il cardinale Gianfranco Ravasi che, con i suoi 26.018 followers, è arrivato addirittura a pubblicare un articolo sull’Espresso dal titolo “Anche Gesù userebbe twitter”, e il cardinale di Milano Angelo Scola con 10.902 followers.

Padre Spadaro, ovvero il gesuita 2.0

Ma il pioniere della presenza della Chiesa su internet è senza alcun dubbio il gesuita padre Antonio Spadaro il quale, a fianco di una vocazione per gli insegnamenti di Sant’Ignazio di Loyola, presenta una non meno forte vocazione per i nuovi mezzi di comunicazione. Autore di una breve ma significativa introduzione alle varie tipologie di new media (“Web 2.0 Reti di relazione”), padre Spadaro ha dedicato gli ultimi anni allo studio di come la rete stia cambiando il modo di pensare e di vivere la fede. Nel suo ultimo libro “Cyberteologia. Pensare il cristianesimo al tempo della rete”, frutto dell’esperienza del proprio blog CyberTeologia, padre Spadaro parte dal presupposto per il quale “oggi la grande sfida per la Chiesa non è imparare ad usare il web per evangelizzare ma vivere e pensare bene, anche la fede, al tempo di internet”. Uno sforzo, quello del gesuita direttore de La Civiltà Cattolica, che a suo avviso trova giustificazione nelle parole di Papa Pio XI, il quale, quando benedisse i macchinari della Radio Vaticana, sottolineò che comunicare le parole apostoliche ai popoli lontani, attraverso l’etere, era un modo per essere uniti a Dio in un’unica famiglia. Secondo padre Spadaro, quindi, “potremmo quasi dire che Papa Ratti avesse già compreso pienamente la logica che sottende ai social networks”.

Perché il Papa su twitter

L’apertura di un account da parte del Papa è stata criticata da alcune parti, affermando che in questo modo la Chiesa si adegua semplicemente a delle “mode comunicative”, facendo perdere la propria profondità al messaggio evangelico. Ed è proprio padre Spadaro, invece, a guidarci alla radice di tale scelta innovativa. Il direttore de La Civiltà Cattolica respinge fermamente questa interpretazione, affermando come Benedetto XVI abbia ben chiaro in mente il fatto che “i messaggi di senso, e quindi quelli religiosi, non possono essere semplicemente trasmessi, ma devono essere condivisi. La presenza del papa su twitter è quindi una presenza normale: cioè corretta, adeguata al modo in cui oggi l’uomo comunica”. Padre Spadaro, poi, oltre ad evidenziare come il vantaggio della presenza del Santo Padre su twitter consista “nella possibilità di condividere, più a largo raggio, il messaggio evangelico”, respinge anche la preoccupazione per la quale 140 caratteri sarebbero troppo pochi per esprimere un’idea spirituale. E lo fa citando le parole dello stesso Benedetto XVI in occasione del messaggio scritto per la 46ma Giornata delle Comunicazioni sociali: “nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità”.

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