In quanto fonte trasversale di innovazioni e di efficienza economica, l´energia non può che essere al centro dell´orizzonte politico e culturale di un´Europa di cui si parla poco, spesso per criticarla, e di cui invece si sa (o si vuole sapere) troppo poco, come se fosse qualcosa a noi estraneo.
Obiettivo 2020
L´uso efficiente delle risorse è un criterio paradigmatico, chiave di volta della strategia Europa 2020 che ha fatto seguito a quella di Lisbona. Poiché la scansione temporale di questa nuova agenda economica corrisponde a quella del piano finanziario pluriennale (2014-2020) in discussione in questo momento a Bruxelles, è particolarmente importante che l´opportunità venga colta a tutti i livelli. Ne hanno discusso a Roma lo scorso 15 novembre i partecipanti al convegno sull´iniziativa faro relativa all´uso efficiente delle risorse. Introdotti da Calogero Mauceri, capo del dipartimento affari regionali, turismo e sport che coordina l´iniziativa (un ciclo di incontri che si concluderà nella due giorni del 22-23 novembre), esperti italiani ed europei hanno trovato una larga consonanza su un disegno politico e amministrativo di accompagnamento all´approdo del 2020.
Ambizioni crescenti
Il vicedirettore generale della Direzione generale Energia della Commissione Fabrizio Barbaso ha preannunciato per l´anno prossimo la presentazione di una nuova strategia al 2030, intermedia rispetto alla Roadmap 2050. Non si tratta di foga di pianificazione come accusano i denigratori dell´Europa, ma di un´esigenza che nasce da un settore orientato ai tempi lunghi. Solo con una centralizzazione a livello continentale è stato possibile infatti raggiungere la massa critica del Fondo sull´efficienza energetica, 140 miliardi di euro a disposizione delle autorità pubbliche in tempi di ristrettezze ai bilanci nazionali. Certo è un processo non facile. Si pensi alla Carbon storage and sequestration, che per gli alti costi e i conflitti sull´individuazione dei siti di stoccaggio è ferma in un Paese chiave come la Germania (con segnali positivi però da Olanda e Regno Unito), ma che per la Commissione resta imprescindibile nell´ottica della Roadmap 2050. Si pensi anche ai risvolti finanziari della strategia dell´uso efficiente delle risorse, che richiederà un coordinamento senza precedenti tra gli attori interessati agli investimenti.
La novità del conto termico
Calate nella realtà nazionale, queste difficoltà aumentano. Contro uno scenario di mercato buono e positivo, con una crescita delle rinnovabili superiore alle previsioni, non mancano le ombre dal lato della gestione politico-amministrativa. Antonio Agostini, segretario generale del ministero dell´Ambiente ha parlato di sovrapposizioni tra livelli, da cui si esce con “un referente nazionale unitario ed attrezzato” a dialogare con la Commissione, anche attraverso le previsioni del disegno di legge di riforma del Titolo V della Costituzione nel senso del maggiore coordinamento e unitarietà. Nell´ambito della Strategia energetica nazionale illustrata da Leonardo Senni (capo dipartimento energia del Ministero dello sviluppo economico) particolare importanza viene annessa al cosiddetto “conto termico” previsto nel Decreto Clini-Passera che dà diritto al rimborso del 40% dei costi sostenuti per passare alle rinnovabili negli edifici. Si tratta di una novità sottolineata con favore anche dal presidente della Commissione ambiente del senato Antonio D´Alì che però ha messo in guardia dalle “inquietanti vie di fuga” che un sistema di incentivi centrato sull´hardware (il prodotto energetico) più che sul software (gli effettivi risultati di risparmio) può creare. In altre parole: attenzione che gli interventi pubblici non finiscano col finanziare l´espansione dei pannelli fotovoltaici cinesi sul mercato italiano!
Le ricadute nazionali
Tre in definitiva i punti di caduta del dibattito di ieri. Primo, i vincoli europei non sono imposizioni dall´alto ma scelte condivise dagli Stati membri, come testimoniato dall´ampio consenso sulla Direttiva sull´efficienza energetica. Secondo, un piano di riqualificazione edilizia-territoriale, specie se ben assistito dal quadro normativo esistente e in fieri (magari con qualche ulteriore semplificazione) potrebbe essere la chiave della ripresa del tessuto economico nazionale. Terzo, la filiera si andrà ristrutturando attorno agli edifici verdi, con caratteristiche di decentramento energetico-ambientale che conterranno elementi di tensione con l´architettura top-down delle istituzioni. Una correzione di quest´ultima nel senso della maggiore partecipazione orizzontale e dal basso degli enti locali, come suggerito dall´Alleanza per il Clima Italia e dal suo coordinatore Karl Ludwig Schibel, potrebbe diventare presto una priorità, non solo nel nostro Paese. Spirito ricostruttivo In conclusione due considerazioni politiche generali che sono affiorate nella discussione. Da una parte è necessario che i cittadini acquisiscano una maggiore consapevolezza e adottino comportamenti discontinui rispetto a uno sciagurato iperconsumismo dissipatore. Dall´altra tocca alla classe dirigente del Paese assumersi la responsabilità di ricostruire l´architettura delle competenze, per dare risposte al territorio. Fu possibile dopo la seconda guerra mondiale, quando le differenze ideologiche erano profondissime; a maggior ragione dovrà essere possibile oggi.
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