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I modelli esteri di politica economica Montezemolo style

 La crescente incapacità della classe politica di capire e rappresentare il Paese e le sfide che lo stesso si è trovato ad affrontare negli ultimi due decenni hanno portato a due dinamiche paradossalmente contrapposte che richiedono oggi, all´alba della Terza Repubblica, una profonda riflessione sul ruolo dello Stato in rapporto ai bisogni di cittadini e imprese.

Lo Stato bifronte

Da un lato è aumentata, progressivamente ma inesorabilmente, la pervasività dello Stato che si è espressa in crescente pressione fiscale e burocratica mentre, dall´altro, si è deteriorata la dotazione infrastrutturale del Paese, ivi inclusa quella in termini di senso di coesione sociale, certezza delle norme e fiducia nel sistema che è alla base della capacità di ogni collettività di reinventare continuamente il proprio futuro.

Le ragioni della crescita asfittica

Il combinato di queste due dinamiche si è espresso in una strutturale incapacità del Paese di crescere (il PIL pro capite a parità di potere di acquisto fatta 100 la media UE è calato in maniera sensibile a partire dal 2001 al 2010 passando da 117 a 100) a cui si è accompagnato un aumento delle disuguaglianze sociali misurate dall´indice Gini (0 è il valore che caratterizza una società in cui ciascun individuo percepisce lo stesso reddito e 1 quella in cui un singolo individuo percepisce tutto il reddito disponibile) che è passato da 0,273 nel 1995 a 0,312 nel 2010.

La situazione italiana

Siamo pertanto in media più poveri e con crescenti differenze sociali. In sintesi il nostro Paese è sensibilmente meno prospero (secondo la classifica della prosperità mondiale per Paese redatta dal Legatum Institute ci posizioniamo al 33° posto al mondo, seguiti in Europa solo dalla Grecia). È pertanto necessario ripensare profondamente il ruolo e l´azione dello Stato secondo due principali direttrici che tendono a rafforzarsi reciprocamente: stimolare la creazione di ricchezza a livello individuale e collettivo e diminuire le disuguaglianze interne al Paese, magari ispirandosi alle best practice internazionali.

Imprenditorialità alla danese

Un primo intervento necessario che avrebbe effetti su entrambe le dimensioni è quello relativo all´incremento delle opportunità di avviare e sviluppare una nuova impresa. Un Paese in cui chi è in possesso di un´idea imprenditoriale di successo è in grado di realizzarla è un Paese in cui tramite la mobilità sociale si crea ricchezza ed occupazione diminuendo, per contro, le disuguaglianze sociali. Sempre secondo il Legatum Institute, i Paesi eccellenti a livello mondiale sotto questo punto di vista sono Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia (l´Italia è al 37o posto), contesti in cui una delle missioni della Pubblica Amministrazione è supportare e stimolare l´imprenditorialità privata. Per esempio, il sito http://www.investindk.com/ fornisce una guida a tutte le agevolazioni per la creazione di nuove imprese in Danimarca, dalla possibilità di registrazione on line senza alcun costo notarile o legato a procedure amministrative, alla possibilità ad accedere a programmi di sostegno per gli investimenti in Ricerca e Sviluppo (che attingono, in alcuni casi, ai fondi UE), ad un mercato del lavoro estremamente flessibile, ad un sistema fiscale che prevede un‘aliquota sul reddito di impresa pari al 25% e nessun contributo previdenziale a carico dell´impresa.

Il welfare sudamericano

La seconda urgente area di intervento è il ridisegno delle politiche di welfare volte alla diminuzione delle disuguaglianze tramite trasferimenti mirati che non siano in contrasto con gli obiettivi di aumento dell´imprenditorialità del sistema. In questo senso i casi di successo sono quelli relativi al Brasile ed al Messico che tramite rispettivamente i programmi Bolsa Familia e Oportunidades prevedono trasferimenti in denaro alle fasce più povere della popolazione subordinati all´adesione a programmi di prevenzione sanitaria tramite l´alimentazione (che diminuendo l´incidenza delle malattie cardiovascolari incrementano l´aspettativa di vita della popolazione e dimuniscono i costi sanitari) che, soprattutto, a programmi educativi. Per esempio Bolsa Familia prevede che i trasferimenti siano condizionati alla frequenza ed ai risultati scolastici della prole, creando uno stimolo per la famiglie nei confronti del monitoraggio dell´educazione dei figli. Il risultato è la riduzione dell´indice Gini in America Latina da 0,54 dieci anni fa a 0,50.

Il taglio del cuneo fiscale

Un´altra necessaria area di azione è l´incremento del potere d´acquisto della popolazione tramite il taglio del cuneo fiscale sui redditi più bassi a cui vanno sommate politiche di sostegno della fasce di popolazione affette da disoccupazione a lungo termine (quali, per esempio, i disoccupati over 45 oggetto del mio precedente intervento) e una serie di politiche fiscali volte a stimolare il mecenatismo e la beneficenza volani fondamentali per il cosiddetto “Terzo Settore”.

Deregulation in stile malese

La terza area (ma ce ne sarebbero tante altre) è quella relativa alla liberalizzazione dei servizi, che aumentando la competizione, va a liberare energie private oggi oppresse da monopoli di natura sia pubblica che privata contribuendo anche ad attirare investimenti dall´estero. In questo senso sono esemplari le politiche messe recentemente in atto dal governo Malese che a partire dal 2009 ha aperto alla competizione 27 comparti nel settore dei servizi, rimuovendo ogni limite nei confronti della quota di partecipazione delle imprese straniere nel capitale di operatori locali. Il risultato è che nel 2011 la Malesia è il paese che in Asia ha attirato maggiori investimenti esteri (pari al 3,87% del Pil che si confronta con l´1,49% del nostro Paese) ed in cui gli investimenti privati sono cresciuti nel 2012 del 15,9% rispetto all´anno precedente.

Massimo Brambilla (Managing Director per l´Europa di Fredericks Michael & Co., una società di consulenza basata a New York. Laureato presso l´Universitá Bocconi, ha lavorato per numerose banche d´affari Italiane ed internazionali ed è stato consulente dei Comuni di Milano, Bologna, Firenze e Palermo per diverse privatizzazioni nell´ambito dei servizi pubblici locali).

L’articolo è la sintesi di un´analisi disponibile in versione integrale qui.  

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