Barack Obama, l’America, la crisi, l’interventismo statale e il liberalismo. Per sfuggire agli schematismi politici, occorre ascoltare un onesto e profondo Sandro Bondi, senatore e coordinatore del Pdl, per riflettere sulla presidenza democratica degli Stati Uniti e sul candidato repubblicano Mitt Romney.
“La presidenza Obama? La giudico nel complesso positivamente – risponde Bondi, senza esitazioni, in una conversazione con Formiche.net – Si è trovato, per cause non riconducibili alla sua amministrazione, nel pieno di una grave crisi economica e, in questa condizione, ha cercato di promuovere la ripresa dell’economia nell’ambito di una politica attenta ai più deboli e alla coesione della società. Oggi le diseguaglianze sociali, frutto della crisi, mettono a rischio la coesione sociale delle società democratiche”.
Quindi ha agito correttamente per arginare la crisi economica? Comunque è indubbio che si è fatta sentire l’azione della Fed, una banca centrale vera garante della moneta a differenza della Bce: “E’ incontestabile che Obama abbia messo in campo un ruolo attivo dello Stato per scongiurare gli effetti della crisi finanziaria e per sostenere, ad esempio, l’industria automobilistica americana – riconosce il senatore del Pdl – La Banca centrale ha fatto la sua parte, ma nell’ambito di un rinnovato primato della politica, e cioè della democrazia”.
Ma è anche sulla politica estera che l’ex consigliere di Berlusconi esprime apprezzamento per l’operato di Obama: “A parte alcuni errori come ad esempio quello compiuto con il via libera all’intervento in Libia, la giudico positivamente, perché in luogo dell’interventismo anche di carattere militare nelle aree di crisi perseguito dalle precedenti amministrazioni, con risultati molto deludenti, Obama ha preferito assecondare tutte le possibilità e le potenzialità presenti nelle cosiddette primavere arabe al fine di indirizzarle verso un traguardo di maggiore democrazia e libertà”. Certo, questo traguardo è ancora lontano, riconosce Bondi, “ma non esiste una alternativa a questa politica di non intromissione, bensì di cooperazione e di sostegno a tutti i germi di libertà esistenti nel mondo”.
Quindi lei voterebbe Obama? “Sì, voterei Obama. Perché ne condivido i principi liberali e autenticamente cristiani, a favore di uno sviluppo che coinvolga tutti e non solo i più favoriti. Da questo punto di vista, dico che basterebbe la riforma della sanità varata da Obama per dare un senso all’esperienza di un uomo politico”.
Bondi spera anche nel successo di Obama “perché sia sconfitto il conservatorismo e il radicalismo religioso del partito repubblicano, che rappresenta una cesura anche nei confronti delle posizioni assunte nel recente passato dallo stesso Mitt Romney”.
Senatore, è della stessa sua idea Berlusconi per caso? “Non lo so, forse no. So tuttavia che il presidente Berlusconi oltre a condividere il liberalismo della signora Thatcher o di Reagan, ha anche apprezzato il riformismo liberale di Tony Blair e credo apprezzi molto anche la figura e la personalità di Obama”.