Ha ragione Bruno Guarini quando scrive su Formiche.it che Matteo Renzi è il miglior rappresentante degli italiani con idee moderate-liberali.
E’ vero, su tantissimi punti le posizioni coincidono: lavoro, previdenza, istruzione, azzeramento del finanziamento pubblico ai partiti, meritocrazia, eccetera. Dunque non ci sono dubbi: i migranti del centro destra disgustati da Silvio Berlusconi e dalla sua corte possono trovare nel sindaco di Firenze un punto di riferimento, un approdo alternativo all’astensione o al grillismo.
Bisogna però che domenica superi Pierluigi Bersani alle primarie e questo è tutt’altro che scontato, anzi i sondaggi danno in testa il segretario. L’idea che Renzi, se battuto, possa fare una lista sua e correre alle elezioni della primavera prossima da solo, non è francamente molto credibile: per tentare una simile impresa gli occorrerebbero milioni di euro e una macchina azienda pronta ad appoggiarlo (vedi quello che fecero Berlusconi e Publitalia al momento della discesa in campo). Renzi non ha né gli uni, né l’altra.
Ma anche li avesse, sarebbe comunque meglio lasciare perdere: l’Italia in questi ultimi anni ha assistito alla devastazione, all’umiliazione dei partiti politici. Se lo sono meritato questo discredito, per carità, con la loro inettitudine, con la loro corsa ad appropriarsi del denaro pubblico, con le loro clientele, con le miserrime scelte di personaggi (uomini e donne) mandati in Parlamento e negli enti locali.
E anche il Pd ha fatto la sua parte (vedi Filippo Penati) quando ne ha avuto modo. Però c’è un però: il Pd è l’unico partito rimasto in vita, sopravvissuto alla Seconda Repubblica. Non dimentichiamoci le parole di Norberto Bobbio: “Il sistema democratico coincide con il sistema dei partiti: fuori dei partiti c’è la dittatura”.
Quindi sarebbe bene che Renzi vincesse, ma come leader del Pd, portandolo su posizioni (a mio avviso) più moderne e realistiche di quelle sostenute dal duo Bersani-Vendola.
Però per favore niente leader carismatici, niente imprenditori che diventano capi popolo, niente movimenti, niente laboratori che appoggiano qualcuno che non si sa bene neppure se accetterà.
L’Italia ha bisogno che la politica diventi un mestiere per persone serie. Con le primarie del Pd ha fatto un passo nella direzione giusta.