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La perfida libidine di Geronzi

Che perfida goduria si scorge dalle anticipazioni del libro-intervista a Cesare Geronzi scritto da Massimo Mucchetti. Un libro in cui spesso le domande sono molto più lunghe delle risposte, in gran sfregio di una vecchia regola del giornalismo forse consunta. Ma la sostanza, seppure molto pettegola, nel libro c’è.

Io intrallazzatore, compromissorio, dedito a maneggi di basso profilo? Io avvezzo solo ai buoni rapporti con politici d’alto rango? Io banchiere amico dei potenti? Io solo tutto questo?  Ah sì? Siete convinti di questo? E allora vi spiattello tutto e di più.

Chissà se davvero è stato questo uno dei sentimenti che ha animato l’ex presidente di Mediobanca e di Generali. Ma qualche sospetto è ammesso.

Infatti a qualche anima bella del perbenismo il libro potrà sembrare avventato e sconcertante. Ma lo sono i fatti. Si scoprirà ad esempio, con molti particolari, come pure uno degli antigeronziani per antonomasia, ovvero Carlo De Benedetti, quindi Repubblica, sia stata finanziata dal banchiere di Marino.

E quanto gli araldi dell’anti berlusconismo, anzi del post berlusconismo – ossia Luca di Montezemolo e Diego Della Valle – avessero a cuore la bravura del berlusconiano doc Carlo Rossella per volerlo portare alla direzione del Corriere della Sera. Ma per fortuna (secondo Mucchetti) l’iper berlusconiano Geronzi in accordo con Giovanni Bazoli preferì al vertice del Corsera Ferruccio de Bortoli, il primo a strappare a Geronzi l’intervista nel giorno in cui il banchiere fu disarcionato dal Leone di Trieste.

Berlusconiano io? Allora vi racconto questa, fa intendere Geronzi raccontando di quanto e come abbia perorato attenzione, e ostilità, verso il partner russo di Generali, Vtb, presso Palazzo Chigi a gestione Cav. Ma il tanto geronziano Berlusconi, e il tantissimo geronziano Gianni Letta, si occuparono poco o nulla delle preoccupazioni geronziane. Forse perché Geronzi non parlava il russo a differenza del fido berlusconiano Valentini?

 

Leo Soto

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