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L’agenda politica italiana? La Smemoranda

Sarà colpa di Renzi che fa del giovanilismo la testa d’ariete con cui penetrare l’agone politico e conquistarne il centro, cogliendo appieno la voragine su cui il fanculismo grillino divide ma non impera, ma certo è che l’agenda politica nostrana è, per usare un termine giovane, proprio una smemoranda. E infatti è tutto un dimenticare, un soprassedere. Prendete le questioni su cui si fonda l’agenda politica dei candidati del centrosinistra ad esempio. Non è altro che un bignami di economia scritto a più mani da economisti oriundi che parlano l’italiano con accento inglese e l’inglese con accento italiano. E attraverso ricette scritte in economichese, ciascuno dei candidati prova a mettere in difficoltà l’altro piuttosto che individuare un futuro per il paese. Dall’altra parte, sponda Pdl, meglio lasciare perdere. E per evitare di perdere il sonno vi invito a non chiedervi cosa pensa la Santanché del conflitto israelo–palestinese.

Ma dov’è la visione, chiamatela vision se vi piace, qual è l’idea politica dell’avvenire?

Fateci caso ma i nostri politici non fanno mai un riferimento, non dicono mai una parola sugli esteri. E la TV? Nell’ultima settimana ci fosse stata una trasmissione televisiva di approfondimento sugli scontri in Medio Oriente. Vi ricordate di aver assistito ultimamente a un programma televisivo che parla di problemi di approvvigionamento energetico, di geopolitica? Nulla, proprio nulla. Guai a pensare di porre una domanda ai candidati del centrosinistra su cosa pensano del riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese. La nostra politica è come la nostra geografia. Fatta per essere saltata, o smemorata. Le navi che vengono dal Golfo Persico vanno a Rotterdam. Dall’Italia si tengono a debita distanza. E così fanno le diplomazie internazionali. Chissenefrega che siamo i più vicini al Mediterraneo, che eravamo il Mediterraneo.

Ballarò, OttoeMezzo, Servizio Pubblico sono trasmissioni che costano due lire. Due, tre ospiti che sono sempre i soliti politici con sempre i soliti notisti politici di complemento al seguito e via a discutere sulle solite cose di casa nostra. Una volta da Floris a Ballarò era ospite Luttwak, si vede che ormai la Rai non se lo può permettere. Insomma, la TV nostrana, quella che dovrebbe fare approfondimento, è la stessa pentola che cambia fornello. Ora quello piccolo di Floris, quello medio della Gruber. Il fuoco del fornello grande di Santoro. Ma quello che ne viene fuori è sempre lo stesso piatto, cambia solo la cottura.

E così rimaniamo fuori dai giochi e dal Grande Gioco. Almeno una volta facevamo i raccattapalle. E qualche volta ci capitava pure di fare qualche comparsata. Pensate al Craxi di Sigonella. Oggi, chissà, avrebbe acceso i riflettori sull’installazione del Muos a Niscemi in Sicilia di cui non parla nessuno e forse si sarebbe opposto all’installazione di questo sistema satellitare per le comunicazioni americano.

Cinque, sei anni fa il fallimento politico della Rosa nel Pugno coincise con l’uscita dall’agenda politica dei temi sui diritti civili. Relegati alle cronache radicali che sono percepite dall’opinione pubblica come questioni da estremisti. Oggi tocca agli esteri. Argomento per esperti e addetti ai lavori. Alla maggioranza della popolazione il massimo che si offre degli esteri è l’appuntamento della domenica pomeriggio con Licia Colò.

E chiudiamo con Totò, smemorato anche lui, che affacciato da un balcone su Piazza Venezia a Roma agli Italiani direbbe: “Io so che tu sei un popolo di uomini attenti, vigili. La tua educazione e´ proverbiale, i tuoi modi sono urbani…oh popolo di vigili urbani!!”

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