Skip to main content

L’Italia senza estetica

Brutta settimana quella che sta per finire. Lunedì sera ero al Circolo dei Lettori a Torino. C’era Giampiero Mughini che presentava il suo ultimo libro nel quale ripercorre i suoi anni del 900. La sala era piena per metà. La presentazione iniziava alle 21 ed evidentemente il confronto TV tra i candidati premier del centrosinistra era stato preferito all’incontro con lo scrittore.

Con Mughini si è spaziato dal design italiano alla seconda guerra mondiale, dalla bellezza di una macchina da scrivere alla bellezza delle bad girls del secolo scorso. Da ieri a oggi costruendo connessioni tra fatti, oggetti, mode. Ciascuno nella sala ha potuto girare nella propria testa le chiavi di interpretazione del tempo che lo circonda. Eppure, il tutto era pervaso da un senso di disincanto. Fortissimo. Mughini, pur credendo nella validità delle sue tesi, nella bellezza dei suoi racconti, nel fascino che quelle storie rimasticate dai suoi succhi gastrici potessero ancora esercitare, parlava a un uditorio di pochi. Di pochi collezionisti.

Dice Mughini: “Non ci sono i luoghi né i cerimoniali per fare l´apologia della verità e della bellezza: due valori che oggi interessano pochissimi. A me spiace molto tutto questo, ovvio. Ma non posso illudermi che il mondo vada diversamente”.

Mercoledì sera a Otto e Mezzo c’era Aldo Busi. A presentare il suo libro. La cosa mi è sembrata inconsueta perché uno come Aldo Busi risponde alle domande dicendo quello che pensa. E questo di solito in televisione è giudicato da editori e direttori di rete pericoloso. Busi fa un figurone. Idee, pensieri, punti di vista che approcciano i temi per spiazzamento. Un po’ di ossigeno per il cervello, insomma. Pensavo a quanto si è anestetizzati alle puttanate del mediocre ragionare dei politici e dei notisti politici che sono del politico la badante. Criticano il malato perché devono accudirlo, a volte anche dovendosi sostituire a lui nell’igiene intima, ma non possono farne a meno. Quello che mi ha colpito di Busi a Otto e Mezzo è stata la Gruber. Aveva gli occhi che andavano a destra e sinistra. Ora su Busi, ora su qualcuno dietro le quinte. Chissà che paura a ogni parola di Busi. E lei ora su Busi, ora sulle quinte. Pronti davanti al bottone rosso dell’emergenza, quello da cui si manda lo slot di pubblicità, il bicarbonato di sodio con cui estinguere fiammate di pensiero non conformi.

Ieri sera scopro che le nuove puntate della trasmissione “Questa non è una pipa”, previste in prima serata alla domenica, a partire da domenica 25 Novembre, sono state cancellate dal palinsesto di Rai 5. “Questa non è una pipa” è la trasmissione di Pietrangelo Buttafuoco dove, con un format molto curato in ogni particolare, l’artista siciliano si cimenta nel compilare un dizionario, quello della modernità, sempre in divenire. Divenire sincreticamente. L’idea brillante di far emergere il cos’è di un oggetto, di riempire gli interstizi della semantica con la semiotica, anche quella bizzarra che come la ricotta emerge dal liquido ragionare sulle cose della vox populi, si è scontrata con le idee televisive del Direttore di Rete Massimo Ferrario. Il direttore, la trasmissione, proprio non la capisce. Il linguaggio, proprio, lo trova troppo complicato. Insomma se non la capisce lui figuriamoci la casalinga di Voghera.

Ferrario le scuole alte non le ha fatte. Tutto preso com’era, tipo il Perego di Albanese, a fondare la sua impresa informatica a soli 19 anni. Troppo preso com’era, poco tempo dopo, a fondare una regione, visto che in Italia sono poche: la Regio Insubrica.

Sempre ieri sera vedo che a Servizio Pubblico Michele Santoro ha invitato Flavio Briatore. Briatore è in studio in qualità di imprenditore. A lui Santoro chiede di giudicare la situazione italiana. Chiede un commento sugli scontri in piazza dovuti alle proteste degli studenti. Di fronte a Briatore, Landini il leader della Fiom. E’ bizzarro come la televisione che, malgrado tutti dicano che la guardano sempre meno, rimane lo strumento di costruzione dell’opinione più potente, si scelga di far passare personaggi che non hanno nulla di più da dire dei tanti telespettatori che li guardano eccetto che la notorietà.

E’ bizzarro quel paese che ha escluso dai dibattiti, da qualsivoglia tribuna gli artisti, i liberi pensatori. Coloro che dicono quello che pensano sforzandosi di leggere la realtà sotto una diversa prospettiva. Coloro che sono capaci per il loro percorso culturale, le loro esperienza, la loro sensibilità di suscitare lo spirito critico. Coloro che hanno un estetica da proporre.


×

Iscriviti alla newsletter