Alcune decisioni del Palazzo contribuiscono a fomentare il sentimento diffuso di repulsione alla parola “politica” e lasciano basiti, compreso chi è comunque avvezzo alle stranezze dell´arena romana. Quella di fissare la data per le elezioni regionali un mese prima delle politiche senza dubbio è una di queste.
Molti, troppi italiani stanno vivendo un anno terribile. E non mi riferisco solo ai problemi derivanti da una crisi economica che, purtroppo, ancora in tanti non riescono a cogliere nella sua reale essenza di metamorfosi, ovvero di cambiamento strutturale e definitivo degli equilibri mondiali e dei modelli industriali precedenti.
Penso in particolare ai terremotati dell´Emilia Romagna che, dalla scorsa primavera, si sono ritrovati nella condizione di aver perso tutto, familiari, case e aziende. Agli alluvionati di questi giorni, vittime di una incuria del territorio che puntualmente presenta il conto in termini di danni e perdite di vite umane. Quando purtroppo accadono simili tragedie, la società civile si attiva immediatamente sotto forma di volontari: giovani e pensionati corrono spontaneamente in aiuto, dimostrando di essere oltre la questione generazionale. Sorgono spontanee sottoscrizioni di raccolta fondi e invio di generi di prima necessità.
Nel caso del terremoto dell´Emilia, come non ricordare la campagna acquisto del parmigiano in risposta all´appello lanciato da una delle eccellenze italiane? Proprio in queste situazioni, emerge lo spirito solidale e responsabile degli italiani, quello migliore. Penso poi ai sacrifici ai quali sono state chiamate le famiglie, con maggiori oneri fiscali a carico del loro budget domestico, alla condizione di molti pensionati che avevano a suo tempo determinato le lacrime del ministro Elsa Fornero, ai commercianti e piccoli imprenditori alle prese con un calo dei consumi interni paragonabile solo a quello post bellico, ai tagli alla Sanità.
Gli italiani, pur ovviamente mugugnando, hanno comunque saputo accettare ciò che è stato loro imposto da un governo di tecnici che, peraltro, non aveva alternative: il Paese era sull´orlo del fallimento, occorrevano misure dure ed immediate per evitare un default con conseguenze inimmaginabili. Per inciso: dovremmo tutti giudicare l´opera di Monti partendo da questo presupposto e non sparare molti commenti a vanvera. Ma come si potrà ora giustificare la spesa per due tornate elettorali a distanza di un solo mese? Come è pensabile spendere inutilmente i circa 100 milioni di euro stimati? Le tattiche elettorali, i giochini dei partiti stanno facendo i conti senza l´oste, ovvero i cittadini, che sono elettori. Certo non sarà tale cifra a risolvere i problemi, ma sarebbe un messaggio di razionalità della spesa e rispetto nei loro confronti riconsiderare l´opportunità di un´unica chiamata alle urne.
Altrimenti non vengano poi a lamentarsi dei forconi o, peggio, dell´antipolitica e dell´astensionismo. L´unica e sola antipolitica è proprio nelle decisioni di molti politici che perseverano nel considerare il proprio interesse di parte superiore a quello della collettività. E sarà proprio questa una delle principali cause della loro fine.