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Piacere, sono il prof. che lavora al Think tank globale

Think tank di tutto il mondo unitevi. Non è solo un auspicio. È invece il progetto dell´Università della Pennsylvania e del suo “pensatoio”. Il Think tank and civil societies programm (Ttcsp) vuole infatti dar vita al “serbatoio” globale del pensiero per far nascere il Think tank globale. Un nome niente affatto tranquillizzante per un pianeta appena uscito da esperimenti totalitari di tutti i tipi. Davvero c´è qualcuno che si prepara a dar vita all´ennesimo laboratorio di tecnologia politica in grado di costruire l´ennesimo “mondo nuovo”?

La minaccia di una nuova versione del pensiero unico si dissolve però non appena si fa conoscenza con James McGann. Felice di essere a Roma, nella “più bella città del mondo” il professore, fondatore, direttore del Ttcsp e motore del progetto del super Think tank, in vista dell´incontro tra i maggiori centri di ricerca del globo chiuso però alla stampa, è infatti una persona curiosa e aperta che non svicola nemmeno alle domande.

Unione dei centri di ricerca politici come unica via maestra per permettere alla politica di riprendere le fila di società complesse e sempre meno gestibili da stanze dei bottoni spesso lontane dai problemi quotidiani di uomini e donne: questo il progetto dell´analista americano.
   Una rete globale in grado di “aiutare governi locali e istituzioni internazionali” a risolvere “problemi politici, sociali e istituzionali” di determinati Stati e territori. Un “ponte tra il mondo del pensiero e quello del potere e della politica” per presentare soluzioni “alternative a quelle proposte dai governi ufficiali e sfidare il conformismo”.   Un impegno non solo verso le élite politiche al potere ma anche nei confronti di media e opinioni pubbliche delle nazioni coinvolte. La sfida più importante consiste però nel coinvolgere i nuovi media e i cambiamenti che questi comportano.

Un sogno?
 È sufficiente dare una scorsa alle pubblicazioni dell´analista per capire che le sue affermazioni non sono idee campate in aria ma hanno alle spalle anni di ricerche e riflessioni personali.

Global Think Tank si chiama appunto l´ultimo volume dell´accademico. In precedenza erano usciti “Democratizzazione e riforme di mercato nei paesi in via di sviluppo. Il Think tank come catalizzatore”, “Rassegna internazionale dei Think tank”, “Il percorso globale verso i Think tank”, etc. Lavori dove il professore tira le fila di un percorso iniziato circa venticinque anni fa insegnando “relazioni internazionali e organizzazioni intergovernative”.

Inutile chiedergli come potrà nascere il pensatoio globale. Nei locali dell´ambasciata americana in Italia, il professore sottolinea di non avere una “ricetta McGann”, altrettanto però l´analista si dice privo di pregiudizi verso Paesi, come Russia o Cina, guidati da sistemi politici diversi da quelli del suo Paese. Pechino è invece portata ad esempio. La Cina in futuro sarà “il vero boss dei think tank globali”, sottolinea McGann.   L´accademia cinese delle scienze sociali fino a poco tempo fa aveva 13 istituti. Un numero che negli ultimi 5-6 anni è raddoppiato. Oggi in Cina, ogni struttura di una certa importanza è “attivamente coinvolta nella catena globale dei Think tank”. Al contrario di quanto avviene in Europa dove anche nel campo dei pensatoi è possibile percepire le divisioni e i contrasti presenti nella politica dei singoli Stati continentali. “Troppi libri” ecco l´altro difetto dei think tank del vecchio continente secondo l´analista. In Europa si dimentica che i fruitori della produzioni dei think tank non hanno tempo per leggere.

Per tornare al problema delle tentazioni totalitarie del potere di fronte a strumenti cosi potenti, McGann ne ammette le potenzialità. Ma sono “populismo, anarchismo e hackerismo”, e non il Leviatano fascista prossimo venturo i pericoli di un mondo, che nella rete avrà il maggior mezzo di comunicazione ma anche la maggiore possibilità di manipolazione delle coscienze. “Finora Internet è stato un potente strumento di democratizzazione e decentralizzazione”. obietta l´analista. “La rete ha più aiutato a combattere la spinta dei governi a monopolizzare o indirizzare l´informazione che non il contrario”.

Non bisogna sopravvalutare i politici. Queste le conclusioni dell´analista. Non sono in grado di creare il super Stato e, purtroppo, nemmeno crederli capaci di risolvere i problemi di società complesse come le nostre. “È venuto il momento di darsi da fare”, afferma McGann. Internet va smitizzato e pensato come strumento di autogoverno. Come i think tank.


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