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Quali competenze per l’Europa?

Europa 2020 non è solo una strategia di promozione degli asset industriali ed energetici esistenti del Vecchio continente, ma anche delle potenzialità racchiuse nel capitale umano del futuro. Per Bruxelles, il 2020 è anche l’anno in cui il 75% della popolazione dovrà essere occupata, dovranno essere ridotti alla soglia del 10% gli abbandoni scolastici e dovrà essere laureato il 40% della popolazione. Non sarà facile. La crisi ha invertito una tendenza positiva che, prima del 2008, lasciava ben sperare. Non sarà facile soprattutto per l’Italia, dove la popolazione laureata è del 17% contro una media europea del 29% e dove, per esempio, manca ancora un Quadro nazionale delle qualifiche, strumento fondamentale per delineare percorsi riconosciuti di acquisizione delle competenze.

Per un’occupazione di qualità
Le statistiche della Direzione generale dell’istruzione sono state illustrate nel corso del workshop sull’iniziativa faro “Un’agenda per le nuove competenze e l’occupazione” tenutasi a Roma lo scorso 22 novembre sotto la direzione del Dipartimento degli affari regionali, del turismo e dello sport. La Commissione, tra l’altro, ha appena presentato la sua comunicazione “Ripensare l’istruzione”, che anticipa a sua volta una nuova comunicazione prevista per metà 2013. L’attenzione è dunque massima a Bruxelles. Ora la palla passa ai territori, dove dovranno messere in atto le alleanze tra soggetti (università, centri di ricerca, enti di formazione, camere di commercio, associazioni di categoria) necessarie per ridurre i disallineamenti tra domanda e offerta di competenze. Sapendo già che entro il 2020 il 35% dei posti di lavoro sarà accessibile solo con qualifiche superiori e che nel 2000-2020 diminuiranno di 12 milioni i posti a bassa qualificazione, ma aumenteranno di 3,7 milioni quelli a media e di ben 15,6 milioni quelli ad alta qualificazione.

Un arretramento preoccupante
Perché invece in Italia sono diminuiti negli ultimi anni i posti di lavoro ad alta qualificazione? Marco Centra dell’Isfol ha ipotizzato, sulla base di recenti ricerche, che il carattere prevalentemente manifatturiero dell’economia italiana sia un fattore di rallentamento dell’innovazione, e dunque un freno alla crescita di competenze tecnologico-scientifiche fortemente richieste, per esempio, nelle Pmi nordeuropee. Processi e prodotti maturi, in pratica, finiscono con il moderare la domanda di lavoro ad alte qualifiche. I margini per aumentare la produttività, dunque, sono bassissimi. A monte, in definitiva, c’è un problema nel sistema delle imprese.

Una risposta culturale
Le stesse banche italiane, ha detto Centra, scontano una scarsa propensione al rischio e dunque al finanziamento dell’innovazione: una prudenza che è stata benefica durante la crisi finanziaria, ma che ora, prevedibilmente, rallenta la ripresa d iniziative industriali sane, capaci di innalzare l’asticella della produttività generale del Paese. La soluzione è nella costruzione di una logica di rete che aumenti la massa critica delle imprese sia per realizzare investimenti di ricerca e sviluppo che per interfacciarsi con le banche. Solo in questo modo si può aumentare il tasso d’innovazione e coinvolgere nel mercato un capitale umano che è in parte inutilizzato e in parte sottoutilizzato, comunque allocato in modo inefficiente dal punto di vista del benessere collettivo. Perché il grande problema, il convitato di pietra di queste politiche, sono gli “scoraggiati” che sembrano non rispondere agli input politici finora messi in campo. È il tema dei Neet (fuori dal lavoro e dall’istruzione) che sono il 15% della popolazione tra i 20 e i 24 anni. Rinunciare a smuoverli sarebbe accettare una sconfitta sul capitale umano che l’Europa non può permettersi, né in termini di promozione economica né tanto meno in termini di difesa di una propria proposta culturale.

Per Europa 2020
http://ec.europa.eu/europe2020/index_it.htm

Per il Dipartimento affari regionali, turismo e sport
http://www.affariregionali.it/

Per la Comunicazione della Commissione “Ripensare l’istruzione”
http://europa.eu/rapid/press-release_IP-12-1233_it.htm

Per Rethinking Education
http://ec.europa.eu/education/news/rethinking_en.htm



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