Il senso di un blog.
Parto da questo post per raccontare come vedo la nostra Italia attanagliata dalla crisi e dalla mancanza di speranze per i cittadini e di visioni e strategia di chi governa il Paese e gli enti locali.
Questo è un paese strano….
Questo è un paese strano. Ci sono imprenditori e imprese che nei decenni hanno avuto tanto dallo Stato e dalla Comunità reinvestendo sempre meno per i territori nei quali sono insediate. Per loro sono stati concepiti interventi legislativi e incentivi ad hoc, per loro è stata rivista la contrattazione aziendale, a loro sono stati perdonati inquinamento ambientale ed errori di strategia, senza mai chiedergli il conto per le ricorrenti crisi e ristrutturazioni aziendali.
Ci sono poi imprenditori che non hanno avuto aiuti per sviluppare e incrementare la competitività delle loro piccole aziende, ma che anzi sono stati e vengono vessati con imposte folli come l’Irap, la tassa sulla crescita.
C’è chi, malgrado tutto, è riuscito a emergere e a trasformare un’impresa di provincia in un marchio affermato in mezzo mondo. I meriti sono tali che forse gli si può perdonare qualche eccesso verbale quando si ritrova a dover registrare la perdurante presenza delle due dimensioni: privilegiati e perseguitati.
Diego Della Valle ha etichettato come “furbetti cosmopoliti” quegli imprenditori (è il caso della Fiat ma non solo) che annunciano piani di sviluppo e chiedono sacrifici ai loro lavoratori e sostegni dal Governo per poi fare “marcia indietro”.
Il vero problema non sta nel rettificare dei piani alla luce di evoluzioni spesso imprevedibili di mercati ad altissima tensione competitiva come quello dell’auto. La questione è non perdere il radicamento con il territorio su cui si è costruiti decenni di fortune e con il quale in anni difficili si è contrattato e dialogato a livello politico istituzionale come a quello delle relazioni industriali. Vi sia o meno l’intenzione, non si può dare la sensazione di abbandonare, con i piani di crescita, la voglia di investire sul futuro dell’Italia.
Il quadro è critico ma malgrado ciò la partita è ancora tutta da giocare. In regioni del Mezzogiorno come la Campania vi sono imprese che stanno salvando e rilanciando anche imprese del Nord investendo in ricerca e sviluppo e internazionalizzandosi.
Qualche nome? Penso a Paolo Scudieri che con la sua Adler è diventato il principale player mondiale della componentistica per il confort automobilistico lasciando il suo quartier generale a Ottaviano in provincia di Napoli.
Nella stessa regione ci sono altri casi di imprenditori che insegnano come insieme si vince. Emblematico è il caso di Luciano Cimmino e Raffaele Carlino, che con coraggio hanno fuso i gruppi Carpisa e Yamamay per poter affrontare più forti le sfide del sistema moda sul mercato interno come su quello globale.
Ed invece abbiamo realtà come Fiat, che ancora in queste ore tornano agli onori della cronaca non per nuovi prodotti ma per problemi con la Fiom.
La Fiat è un top player che agisce su scala planetaria ma negli ultimi tempi il suo management sembra trascurare il rapporto che, piaccia o non piaccia, ha legato e lega questo brand alle sorti del Paese.
In questo quadro, perfino la meritoria iniziativa annunciata qualche settimana fa dal presidente della Fiat John Elkann, con cui la Fondazione Agnelli insieme a Banca Sella erogano prestiti d’onore a favore degli studenti meritevoli, può destare qualche perplessità. Per ora, in attesa di eventuali supporti da altre Fondazioni, è limitata agli studenti iscritti al Politecnico oppure alla Facoltà di Scienze Matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Torino.
L’azienda, che ha stabilimenti in tutta Italia, che ai tempi dell’Avvocato puntò decisamente a Sud realizzando il nuovo grande insediamento di Melfi, dà l’impressione di reinventarsi come un glocal player sui generis, espandendosi negli States, mentre ritrova una originaria dimensione provinciale tutta piemontese in Italia.
Non è così, gli sforzi compiuti a Pomigliano, al di là delle correzioni di tiro, stanno a dimostrarlo. Ma, oggi come oggi, immagine e marketing sono determinanti.
Cosa fa la Fiat per i giovani di tutta la Penisola? Quale scommessa è disposta a fare insieme per un nuovo progetto (o Fabbrica) Italia volto a rilanciare un Paese che, a partire dal Sud e dalle nuove generazioni, ha ancora enormi potenzialità?