Skip to main content

Scandalizza lo scandalo per il carcere ai diffamatori

In Italia i magistrati non sono responsabili civilmente per i loro errori, i parlamentari non sono arrestabili o intercettabili, i partiti e i sindacati hanno libertà di licenziamento e regole lasche sui bilanci. L’ipotesi che la diffamazione a mezzo stampa sia un reato grave perseguibile anche con il carcere fa rabbrividire la categoria protetta e regolata dei giornalisti.

Dispiace tanto per i poveri diffamatori, cioè per quei signori che con il tesserino dell’Ordine hanno fatto della violenza verbale il loro metodo, delle parole smisurate il loro manganello. Ma ai diffamati, alle vittime, chi pensa?

Il voto segreto con cui il Senato ha ripristinato la sanzione della detenzione in carcere è una doppia infamia. La prima perché è evidente che i senatori si sono vergognati del loro stesso voto (fosse stato palese, sarebbe stato diverso). La seconda perché la motivazione della loro scelta non è stata dovuta alla sensibilità nei confronti di chi subisce una calunnia. È stato un regolamento di conti fra due caste che hanno in comune di essere in torto entrambe.



×

Iscriviti alla newsletter