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Se vuoi la pace, costruisci istituzioni di pace.

Una straordinaria “lettera aperta al mondo”. Ha citato Benedetto XVI, il ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, per definire l’Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII. è successo lo scorso 22 novembre nel corso di “Se vuoi la pace, costruisci istituzioni di pace”, il tradizionale colloquio annuale dedicato alla Dottrina sociale della Chiesa promosso dall’Area internazionale di ricerca “Caritas in Veritate” della Pontificia Università Lateranense.

Diretto dal politologo Flavio Felice, l’organismo è nato nel 2010 proprio con la finalità di alimentare la riflessione sul Magistero sociale, attraverso attività di ricerca, di approfondimento e di formazione. “Questo colloquio ha provato proprio a interpretare – ha spiegato Felice – il possibile contributo che la Dottrina sociale della Chiesa offre oggi all’edificazione di un ordine di pace in linea con una delle istanze principali della Pontificia Università Lateranense: una formazione caratterizzata da una metodologia accademica interdisciplinare e da una sintesi teologica dei contenuti. A questi obiettivi – aggiunge – cerca di rispondere, l’Area, che attraversa, in modo interdisciplinare, tutte le Facoltà e gli Istituti dell’Università, lasciandosi interpellare dalla più recente Enciclica del Papa”.

Lo studioso è convinto che la “pace è una precondizione necessaria per lo sviluppo, ma nel contempo, al pari della libertà, richiede l’impegno quotidiano di tutti affinché si promuovano, si edifichino e si difendano le istituzioni atte a favorire un’autentica esperienza di pace”.

E alla domanda su quale possa essere il contributo che la Dottrina sociale della Chiesa offre oggi all’edificazione di un ordine di pace, Felice rimanda proprio alla Pacem in terris e al “collegamento che essa stabilisce tra la pace e una cultura di pace, una cultura della pace. È vero che la pace si realizza mediante le istituzioni ma è altrettanto vero che solo uomini di pace, votati alla pace e che hanno scelto di rispondere positivamente a una vocazione di pace, saranno in grado di dar vita a quelle istituzioni”.

La Dottrina sociale della Chiesa – conclude Felice – “ci insegna che il vivere sociale, il relazionarsi tra gli uomini, è un relazionarsi tra figli nel comune Padre, quindi tra fratelli, e questi figli nel comune Padre condividono una comune vocazione: alla felicità, alla libertà, alla giustizia. Credo che la Dottrina sociale della Chiesa offra in modo particolare una prospettiva, un’idea di uomo inconciliabile con qualsiasi soluzione di guerra”.

Una prospettiva condivisa anche da Ornaghi e dal  Rettore della Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo. L’intervento del primo ha messo in evidenza la risonanza dell’Enciclica di Papa Roncalli nel pensiero politico spiegando come un “aspetto dell’indubbio progresso compiuto nel XX secolo consiste nell’aver compreso che il fautore di pace e di giustizia non può essere lo stato astratto, bensì l’uomo: le strutture di pace e giustizia, pertanto, devono essere imperniate sull’uomo e sulla famiglia umana. È questo – ha affermato l’ex Rettore dell’Università Cattolica – un messaggio altissimo che la Pacem in terris ci consegna in maniera limpida e lungimirante. Solo il primato dell’uomo e della famiglia umana possono nutrire una cultura di pace e giustizia che, a sua volta, si deve tradurre in una politica di pace e giustizia”.

Gli ha fatto eco il Rettore dell’Ateneo lateranense secondo cui “nella visione della Chiesa, la pace tra gli uomini non è uno stato facilmente raggiungibile, né si può pensare o sperare di raggiungerlo saltando le mediazioni umane, culturali, politiche necessarie a configurare efficacemente i rapporti sociali: è in questa prospettiva che il contributo proprio delle istituzioni – pur sempre da precisare e da migliorare – è ineludibile”.

Al colloquio, strutturato in due giorni (21 e 22 novembre), hanno partecipato diversi studiosi che, attraverso una prospettiva personale e originale, hanno analizzato il legame tra la pace e la Dottrina sociale della Chiesa. Tra questi il vescovo Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Rocco Pezzimenti della Lumsa e l’allievo di Giorgio La Pira, Fabrizio Fabbrini, che commosso, ha ricordato il contributo e la testimonianza del suo maestro in nome della pace e della giustizia sociale.

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