Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, vorrebbe imporre al Parlamento di proseguire nella linea ideologica di imporre la prescrizione dei farmaci generici. Dietro la motivazione nobile (avere prezzi più bassi) si nasconde un pregiudizio molto grave, almeno secondo noi. Il settore della industria farmaceutica produce ricchezza e occupazione e l’Italia rappresenta (rappresentava?) un importante polo produttivo in Europa. Sono ragioni forse poco nobili ma concrete. Quello che però ci sta a cuore prima di tutto è la salute dei cittadini.
La medicina con “logo” è il frutto di un processo di ricerca che ha visto investimenti corposissimi in cui le migliori menti italiane si sono cimentate e si cimentano con successo. Il principio attivo è a valle della filiera farmaceutica, non a monte. Questo vuol dire che se tutti applicassero la legge Balduzzi, alla lunga e neanche troppo, non avremmo più ricerca e quindi nuovi e più efficaci terapie. D’altronde non è un caso che nessun Paese progredito abbia una normativa come quella che Balduzzi ha la pretesa di implementare in Italia. Dietro l’interesse legittimo dei produttori (stranieri) di farmaci generici non ci sono né nobili né solide ragioni. Una malposta interpretazione della logica Antitrust non può ledere il diritto alle cure migliori per l’oggi e soprattutto per il domani. Se il Parlamento vuole intervenire sulla materia, lo faccia e non si faccia intimidire. Anche i ministri possono sbagliare.