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Tappe e segreti per il dopo Gotti Tedeschi allo Ior

Sono trascorsi sei mesi da quel 24 maggio in cui i consiglieri dell´Istituto Opere Religiose (Ior), la “banca del Vaticano”, hanno approvato la mozione di sfiducia contro il presidente della banca Ettore Gotti Tedeschi, accusandolo di “comportamenti erratici e sbagliati”. Secondo il board della banca, quindi, Gotti Tedeschi non sarebbe stato in grado di svolgere i compiti per i quali era stato designato appena due anni e otto mesi prima, da colui che, allora, era il suo grande sponsor: il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

Lo scontro con Bertone
Fortemente voluto dal cardinale Bertone, Gotti Tedeschi è però entrato ben presto in rotta di collisione con il più fidato collaboratore di Benedetto XVI. Due, infatti, i motivi che hanno portato alla rottura tra l´ex presidente dello Ior e il cardinale Bertone. Un primo elemento di tensione si ebbe in occasione del tentativo del Segretario di Stato di rilevare l´ospedale San Raffaele, in forte difficoltà a causa della gestione, non proprio ortodossa, del suo fondatore Don Luigi Verzè. Principale oppositore di tale operazione fu proprio Gotti Tedeschi, il quale espresse più volte le proprie riserve verso un´operazione poi sfumata. Ma la rivincita di Bertone arriva, ben presto, con la legge antiriciclaggio.

La nuova versione delle norme, approvata nel gennaio 2012 in pochissime settimane, venne fortemente criticata da Gotti Tedeschi e dal cardinale Attilio Nicora, i quali arrivarono a mettere in dubbio la reale portata ed efficacia della legge. Le circa 500 pagine del rapporto di Moneyval, che hanno riconosciuto come “il Vaticano ha fatto una lunga strada in un tempo veramente breve”, hanno segnato un punto a favore del cardinale Bertone. Un punto, in realtà, decisivo visto che dopo poco tempo Gotti Tedeschi è stato allontanato dalla guida della banca.

La lotta per la successione di Gotti Tedeschi
Nonostante Padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, avesse immediatamente dichiarato che non vi era nessuna fretta nella scelta del successore, in realtà il Santo Padre aveva già preso la sua decisione. La scelta di Benedetto XVI, infatti, era ricaduta sull´ex governatore della Bundesbank Hans Tietmayer il quale, oltre alla nazionalità tedesca, poteva vantare studi di teologia in gioventù. Ma il rifiuto dell´ottantunenne economista ha portato a modificare i piani relativi alla nomina del nuovo presidente dello Ior.

L´incognita Bertone
E´ quindi intorno alla figura di Bertone che, ancora una volta, si gioca la partita dello Ior. Il cardinale gode, da sempre, della fiducia totale di Benedetto XVI, tanto che nell´estate del 2009, nel corso di un incontro a Castelgandolfo, rispose così ad un gruppo di alti prelati, tra cui il cardinale Camillo Ruini, che chiedevano la “testa” di Bertone: “L´uomo resta dov´è e basta”.

Benedetto XVI, però, sa benissimo di non potere difendere a oltranza il proprio fidato collaboratore, il quale viene percepito come un corpo estraneo all´ala diplomatica, che in Vaticano ha sempre espresso il Segretario di Stato. In tal senso, quindi, deve leggersi il rifiuto del Santo Padre di nominare alla guida dello Ior Cesare Geronzi, l´ex presidente di Mediobanca e Generali. Una nomina, quella di Geronzi, proposta personalmente dal cardinale Bertone, ma che, viste le condanne nei processi Cirio e Parmalat, mancherebbe del requisito, oggi fondamentale, dell´onorabilità.

La data del 2 dicembre
E´ una data, quella del 2 dicembre, segnata in rosso nell´agenda dei numerosi critici, o avversari, del cardinale Bertone. Quel giorno, infatti, il Segretario di Stato compirà 78 anni. Non vi è, in Vaticano, un obbligo di lasciare il proprio incarico al raggiungimento di una certa età ma, come dichiarato dall´arcivescovo di Parigi Vingt Trois, “il cardinale Bertone ha 78 anni. Non c´è bisogno di rivelazioni segrete per sapere che la sua partenza è prevedibile”.

Da qualche anno, Bertone è costantemente sotto attacco e ha già più volte dato la propria disponibilità a fare un passo indietro. E questa volta il Santo Padre sembra che stia prendendo in seria considerazione l´ipotesi. Ciò, soprattutto, alla luce del fatto che Bertone, comunque, rimarrebbe il Camerlengo della Chiesa, ovvero colui chiamato a guidare la “sede vacante” alla morte dell´attuale pontefice. Un´uscita di scena, quella di Bertone, che potrebbe sconvolgere gli equilibri all´interno dello Ior. Sempre maggiore, infatti, sarebbe, in tal caso, l´influenza esercitata dal cardinale Jean Louis Tauran, diplomatico di lungo corso, già Ministro degli Esteri del Vaticano ai tempi di Giovanni Paolo II. Ma, soprattutto, membro della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e colui che, quel 24 maggio, non nascose la propria meraviglia e contrarietà per il “defenestramento” di Gotti Tedeschi.

 

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