Nelle scorse settimane il nome di Li Yuanchao era uno di quelli che con più insistenza si era fatto strada tra i possibili candidati a un posto nel Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese, affianco ai già sicuri Xi Jinping e Li Keqiang.
Sembra invece non comparire nelle ultime indiscrezioni trapelate con l´avvicinarsi dell´apertura del Congresso, l´8 novembre. Nel gotha della politica cinese entrerebbero altri. Ma l´organigramma definitivo si saprà soltanto quando i leader che guideranno la Repubblica popolare nel prossimo decennio sfileranno sul palco del “grande diciottesimo”.
A Li, capo del Dipartimento per l´organizzazione del Pcc, fa riferimento il canadese Daniel Bell, professore di filosofia politica all´università Tsinghua a Pechino, quando parla del processo di selezione della classe dirigente cinese.
La conversazione con Bell
Con i seggi statunitensi ancora aperti, sono molti ad accostare i cambi di leadership, l´uno a pochi giorni dall´altro, nelle due maggiori potenze economiche mondiali. Quello Usa è basato sulla elezioni. Quello cinese, ha spiegato Bell incontrato da Formiche.net nella sua casa pechinese, trae invece legittimità da tre fattori: meritocrazia, efficienza e nazionalismo. I primi due sono i più importanti.
Come si selezionano gli alti funzionari
Con altri accademici cinesi e stranieri, Bell ha avuto la possibilità di assistere al processo di selezione di alcuni alti funzionari, i cui dettagli sono stati spiegati loro dallo stesso Li. A livello locale, spiegò, sono importanti le conoscenze e rapporti tra le persone, arrivati a un livello più alto contano abilità e virtù. I quadri, almeno in teoria dovrebbero essere esempi di lotta alla corruzione, sebbene in pratica spesso questo manchi.
Le diverse tappe
Il processo di selezione racconta Bell segue diverse tappe. Prima i candidati devono essere nominati da qualcuno, tra cui i quadri in pensione. Chi riceve più nomine passa al livello successivo, un esame scritto, i cui risultati e test sono resi pubblici anche agli altri partecipanti. Segue la prova orale. I candidati con il punteggio più alto avanzano e si analizzano sia le capacità di gestione mostrate nei loro incarichi precedenti sia le loro doti morali. Alla fine della sessione cui Bell ha potuto assistere, e della quale parla anche in un pezzo sull´Huffington Post, in due arrivano alla selezione finale: il voto di una commissione di 12 elementi, di cui almeno in otto devono esprimersi a favore del vincitore.
I test universitari
Questo processo di selezione, ha spiegato Bell, riguarda funzionari che hanno già dato prova delle loro capacità. Prima superando il test d´ammissione all´università per entrare nei migliori atenei, che stanno diventando un bacino di reclutamento per il Pcc. In passato, avviate le riforme, ricorda il professore canadese, soltanto in pochi avrebbero scelto la strade del Partito. Chi scegli di farlo deve poi passare per un ulteriore test d´ammissione, quello al Pcc.
Meritocrazia comunista
La dirigenza cinese è quindi scelta, in teoria, su base meritocratica. Lo stesso Bell tuttavia non nega l´importanza dei rapporti e delle conoscenze né l´appartenenza a un determinato gruppo di potere. Negli anni, una simile classe dirigente è riuscita a raggiungere risultati che hanno stupito il mondo. Restano certo le disuguaglianze, ma proprio finché i leader avranno obiettivi materiali da raggiungere potrà far valere la propria efficienza. Per Bell, almeno al momento, evoluzione del sistema cinese dovrebbe andare verso una maggiore apertura democratica alla base e una maggiore dose di meritocrazia al vertice.
La contestazione dell’Economist
La visione del professore canadese, che ricorda molto la ripresa dei valori confuciani in Cina, è stata contestata in un recente articolo dell´Economist che sottolineava i più recenti casi di corruzione e chiedeva più concorrenza, un sistema giuridico indipendente, maggiore libertà d´espressione. Questo per il settimanale porterebbe a più meritocrazia e non un sistema di selezione che si ritiene oggettivo e rigoroso. Una selezione che darà leader preparati, ma il cui contraltare, come scrive oggi il South China Morning Post, è un diffuso disinteresse della popolazione verso quanto accadrà l´8 novembre.