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La morsa di Morsi

Non poteva essere così semplice: dopo anni sotto un regime autoritario, il passaggio ad un sistema democratico non si fa in pochi giorni. Le mosse del presidente Mohammad Morsi – con le leggi autoritarie – hanno causato violente mobilitazioni popolari. Con un bilancio di almeno cinque persone morte al Cairo negli scontri tra sostenitori e avversari del capo di Stato e circa 450 sono rimaste ferite.  Secondo la BBC, l´esercito egiziano ha schierato carri armati e varie truppe nelle vicinanze del palazzo presidenziale. Ma lo scontro tra sostenitori e avversari di Morsi non è stato disinnescato.

La solitudine del faraone
Morsi sembra sempre più solo. Ai tre consiglieri che si sono dimessi la settimana scorsa, ieri se ne sono aggiunti altri quattro. Il presidente della tv di Stato egiziana Essam el Amir ha annunciato le sue dimissioni come atto di protesta contro la gestione del Paese. Il governo, comunque, insiste nel portare avanti il referendum per l´approvazione di una nuova Costituzione il 15 dicembre.

Secondo il quotidiano libanese The Daily Star, l´errore di Morsi è stato quello dimenticare il modo in cui è uscito vittorioso alle presidenziali. Sostenuto solo da un quarto degli elettori, ha goduto del voto di molte persone che respingevano il candidato rivale Ahmad Shafi, simbolo del vecchio regime. Un voto di protesta, dunque.

Il consenso non è un lusso ma una condizione indispensabile per garantire stabilità. Soprattutto in materia legislativa. “Il governo di Morsi sta camminano sul ghiaccio sottile – sottolinea l´editoriale di The Daily Star – . L´unico modo per salvare l´Egitto dal collasso è un vero sforzo per raggiungere un compromesso e accettare che quando si tratta di questioni pesanti come una nuova Costituzione, un´esigua maggioranza elettorale significa niente”.

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