Umberto Ambrosoli è sicuramente una persona per bene. Se diventerà presidente della Lombardia farà il suo mestiere con onestà, circondandosi (per quanto sia possibile dalle nostre parti) di persone come lui.
Sembrano osservazioni banali, sciocche: in un altro Paese sarebbero superflue. Invece la degenerazione della politica lombarda e italiana ha fatto di queste qualità delle condizioni essenziali, delle priorità.
Quella che una volta si chiamava la gente, e ora si definisce società civile, chiede ai propri rappresentanti di essere onesti, di non comportarsi come satrapi che abusano del potere a propri fini; non si vuole più leggere di note spese scandalose, di amici e prostitute nominati nei consigli regionali.
Dal prossimo presidente della Lombardia, dopo la lunga stagione di Roberto Formigoni con le sue luci e le sue ombre, si vuole soprattutto che fornisca queste garanzie etiche, che gestisca la Regione come cosa pubblica e non come cosa sua e del suo giro. E l’avvocato Ambrosoli, indubbiamente, le fornisce. Dunque è un bene che abbia vinto le primarie della sinistra.
Intendiamoci: anche gli altri due concorrenti avevano questi requisiti. Però, rispetto a loro, Ambrosoli ha più probabilità di vincere, di superare il confronto con il candidato del centro destra, sia esso Gabriele Albertini o Roberto Maroni. Per questo è stato pragmaticamente opportuno che la sinistra lo abbia scelto.
Sarà anche, nel caso probabile di vittoria, un buon governatore della più importante regione italiana che viene da quasi un ventennio di guida, discutibile finché si vuole, ma comunque salda, abile, scaltra?
E’ molto difficile dirlo. Il precedente di Giuliano Pisapia, eletto sindaco di Milano a dispetto anche della sinistra che aveva puntato su un altro candidato (Stefano Boeri), non è incoraggiante. Pisapia, anche lui avvocato, era stato scelto proprio per quello stesso desiderio di pulizia che ora ha incanalato la sinistra lombarda su Ambrosoli.
Ma i risultati pratici non sono positivi. Il sindaco ha fatto e continua a fare una figura sconcertante sulla Scala della quale, per statuto, è presidente. Il sovrintendente, Stephane Lissner, se ne andrà a Parigi, ma conserverà il suo posto (con stipendio milionario) al Piermarini pur avendo già, ovviamente, la testa all’Opera.
La Scala rischia di soffrire molto per questa situazione che andrebbe risolta al più presto. Ma il sindaco non se ne occupa. Peggio ancora Pisapia ha fatto nel caso Sea. La società che gestisce gli aeroporti milanesi, della quale il Comune è azionista di maggioranza, doveva essere quotata in Borsa. Ma all’ultimo momento l’operazione è stata annullata: tanti pasticci erano stati fatti. Una figuraccia senza precedenti sui mercati internazionali e un problema per Palazzo Marino e Provincia che dovranno cercare da qualche altra parte i capitali attesi dall’Ipo.
Il dubbio è che Ambrosoli assomigli un po’ a Pisapia: eticamente irreprensibile, ma inesperto, al limite delle sprovvedutezza. La politica italiana è caduta a livelli così bassi che è quasi impossibile trovare qualcuno che unisca le due cose.
Dobbiamo accontentarci e scegliere.