Caro elettore quest’anno che verrà ci saranno elezioni a Febbraio. A Carnevale. Non deve essere un caso. Ecco un agile dizionario dei termini che saranno più gettonati per identificare gruppi e raggruppamenti. Termini apparecchiati il più delle volte per mascherare programmi e idee.
Liberali: ceppo raro, demograficamente irrilevante. Il termine è usato come l’intercalare “minchia”. Il liberale, come colui che adotta l’analogo intercalare, di rado, trasforma il vocabolo in atto.
Moderati: trad. “come ti futtu”, trad. della traduzione (termine dalla semantica raffinata per far convergere in una casa comune conservatori e liberali). Ebbene, trattasi di termine dal senso ampio (lato) usato nella bagarre elettorale per far credere ai liberali (elettori), ammesso che ve ne siano, che la coalizione che ne porta il nome si farà promotrice della istanze liberali. Il termine, nella realtà, ha lo scopo, puramente geometrico, di aumentare la base (elettorale). Normalmente il risultato e un poligono non euclideo.
Conservatori: l’unico termine maggioritario del paese. Sotto il suo tetto possono trovare riparo, assieme, juventini e interisti. Pochi, pochissimi conservatori sono in grado di guardare con modernità al futuro mettendo a fattor comune acume e sapienza. Assai più rari sono quelli che sanno offrire sponda dialettica di sicuro ormeggio in quelle ore, le nostre, in cui i marosi ci disorientano.
Ingrassano la stragrande maggioranza biechi reazionari. Che nascondono, dietro un nobile termine, la più abietta delle depravazioni: l’indisposizione a qualunque cambiamento.
Riformisti: sono tanti quanti sono i liberali. Dovrebbero avere a che fare con le riforme ovvero quelle modifiche della gestione amministrativa e politica del paese che favoriscono la migliore allocazione delle risorse e il realizzarsi, quindi, del fine ultimo di qualunque politica: il benessere dei cittadini. Tipicamente la proposta di riforma è illustrata facendo ricorso a metafore mutuate dalla fauna o dalla flora.
Socialdemocratici: termine d’importazione. Assai frequente, negli appartenenti nostrani alla categoria, è il ricorso al ricordo di rappresentanti illustri di altri paesi. Olaf Palme, uno dei più ricorrenti. E’ un marchio ombrello che comprende sotto di sé socialisti, moderati (sono dappertutto), centrosinistri. Il socialdemocratico è afflitto da un disturbo della vista. Lo strabismo.
Socialisti ecologisti: nel linguaggio moderno, quello dei tweet, quello contratto degli esseemmeesse, sono anche detti “no-” o anche, per chi ha fatto il classico, “no trattino”. Si nutrono di movimenti e si costituiscono in galassia. Essere al governo, infatti, è per loro risultato elettorale fantascientifico. Sono per le alternative: per le fonti alternative, per i matrimoni alternativi, per la musica alternativa, per i governi sostenuti a corrente alternata. Il loro leader è dotato di buona arte oratoria. Le metafore faunistiche lasciano il posto a immagini icastiche e poetiche. Ecco, anche i più alternativi però non riescono a contribuire a una religiosità senza religione. Se i socialdemocratici sono affetti da strabismo, i socialisti ecologisti, dopo quasi dieci anni che non c’è un comunista in Parlamento, sono disposti a chiudere un occhio pur di entrarci. Amano Luca Mercalli, ne ammirano la casa autosufficiente ma, soprattutto, l’automobile alimentata a pirita.