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Byod, nuovo trend chiama nuove soluzioni (di sicurezza)

Secondo un sondaggio Eurostat pubblicato a inizio dicembre, quasi la metà (48%) delle imprese europee mette a disposizione dei dipendenti un terminale mobile (smartphone o laptop) per connettersi a Internet e lavorare fuori dall’ufficio. L’Italia è in linea con la media Ue (47%) e anzi la supera nelle grandi e medie imprese (nel primo caso, ad esempio, il 92% delle nostre aziende contro l’88% Ue fornisce device mobili ai dipendenti).

Questi dati stupiscono fino a un certo punto, perché il vero cambiamento nel modo di lavorare e di gestire la protezione dei dati aziendali è quello creato dal Byod (Bring your own device): con una spinta di direzione esattamente opposta, sono i dipendenti che portano in azienda i loro dispositivi privati, per lavorare e per svolgere attività personali, con un’inedita commistione di dati e applicazioni di natura diversa.

A settembre 2012, rivela una ricerca di Avanade, in Italia il 63% delle aziende conferma che la maggior parte dei dipendenti utilizza i device personali sul luogo di lavoro. Il trend, inarrestabile, è in parte assecondato in parte temuto dalle aziende per i possibili rischi di fuga o contaminazione dei dati aziendali, come emerso anche nel recente incontro organizzato a Roma da Il Corriere delle Comunicazioni con alcune imprese e il colosso giapponese della sicurezza Trend Micro.

I provider di security sono ottimisti, perché la tecnologia, che cerca di seguire, a volte di anticipare, le evoluzioni in atto, sta attrezzandosi con risposte sempre più sofisticate: soluzioni che separano, sullo stesso terminale, l’ambiente di lavoro da quello privato oppure mettono in sicurezza non solo il device ma soprattutto il dato, indipendentemente da dove si trovi e come si sposti. E il futuro della sicurezza sembra – almeno finché non emergerà un nuovo trend – risiedere proprio qui.



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