Con l’ultima seduta del consiglio regionale della Lombardia, è finita ieri quella che il giornalista del Corriere della Sera Andrea Senesi ha chiamato “la legislatura degli orrori”, la quarta guidata da Roberto Formigoni, la più breve della storia del Pirellone, la più lunga se si passano in rassegna a tutti gli scandali che l’hanno travolta, dalla corruzione al concorso in associazione mafiosa, dal voto di scambio alla bancarotta, dal favoreggiamento della prostituzione alla diffamazione, dal finanziamento illecito al peculato e via elencando.
E il simbolo di questa legislatura non può essere che lei, Nicole Minetti. Ci ha pensato l’ex igienista dentale e show girl eletta nel listino bloccato del Celeste a chiudere in bellezza con l’ultimo teatrino della stagione: non ha risposto alle domande della stampa sull’inchiesta che la vede indagata per peculato e ha battibeccato con un cronista, accusandolo di palpeggiamento. Sarà la prima e ultima volta in politica di Nicole? Una speranza più che una domanda.
Dopo averla vista sfilare in bikini alle sfilate della moda di Milano, dopo averla sentita “brieffare” nelle intercettazioni telefoniche le sue malcapitate colleghe di “cene eleganti” a Palazzo Grazioli con il suo “love of my life” Silvio Berlusconi, dopo avere letto notizie su di lei nelle cronache giudiziarie o mondane, dopo non avere mai letto una sua proposta o iniziativa politica, può bastare così. Basta Nicole, non per partito preso ma per il partito che ha rappresentato, per quella politica di scambi e favori, di improvvisazione e malaffare, di “nani e ballerini” che ha caratterizzato e nauseato il Belpaese per troppo tempo.
Daniela Santanché in un’intervista a Repubblica del luglio scorso in cui chiedeva a Berlusconi di tornare in campo, aveva detto “Il tempo delle Minetti è finito”. Su Berlusconi (nostro malgrado?) ci ha preso. Speriamo che ora ci prenda anche su Nicole.
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