Non candidandosi e ascoltando i consigli del saggio presidente della Repubblica, Mario Monti mette in difficoltà i centristi ma lancia una ciambella di salvataggio al partito democratico. Bersani vede la vittoria davanti a sé: ha costruito una gioiosa macchina da guerra elettorale e ha dimostrato notevoli capacità di leadership. Crediamo abbia le qualità per poter governare.
I numeri però sono stretti e ha certamente ragione il professor D’Alimonte a scrivere sul Sole 24 Ore che ‘il centro debole non aiuta il Pd’. Bersani sarà accerchiato a destra dal Pdl e dalla Lega che potrebbero strappargli al Senato le regioni Lombardia e Veneto. A sinistra deve fare i conti con De Magistris e Ingroia: in collegi importanti come Campania e Sicilia potrebbero avere un exploit a detrimento proprio del Pd. Il risultato sarebbe la vittoria politica di Berlusconi. A quel punto l’eventuale intesa con i centristi potrebbe non essere più sufficiente.
Nel frattempo Vendola ha iniziato la sua campagna elettorale e chiaramente marca il campo della sinistra radicale, spaventando non poco una parte non marginale del Pd (dirigenti ed elettori). Possibile che un uomo accorto e serio come Bersani non capisca che il Memorandum di Monti può essere per lui la piattaforma dalla quale costruire un centrosinistra vincente alle elezioni e convincente nel governo che duri cinque anni? Pensaci, caro Pierluigi. Il “tuo” Pd ha scelto la via del partito socialista europeo facendo chiarezza del magma indefinito di veltroniana memoria. A questo punto, l’alleanza con Vendola o con Monti darà l’idea chiara se punti ad una prospettiva veterocomunista o ad una riformista. Formiche, puoi immaginare, confida per il traguardo più ambizioso: quello che coniughi identità e governo.