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Cercasi macchinista per il centro ad alta velocità

Timone al centro, macchine avanti adagio. Dopo aver scampato la burrasca, generata da perturbazioni che arrivano da lontano, manovrato con perizia che ha permesso di evitare le secche, urtando comunque qualche piccolo scoglio, dalla coperta di Nave Italia, l’ammiragliato un po’ salottiero e sussiegoso della politica nostrana auspica il mantenimento della rotta. Timone al centro, appunto.
E siccome la nave Italia o il piroscafo Italo, se la si vuole declinare al maschile evocando, non a caso, il nome di un altro attualissimo mezzo di trasporto, un comandante lo deve pure avere, molti guardano a coloro che, per leadership, possano incarnare la figura rassicurante del capitano, simbolo della responsabilità verso passeggeri ed equipaggio.
Certamente Luca Cordero di Montezemolo è tra questi. Per tutta una serie di motivi. Ma attenzione: contrapporsi alla “vecchia politica”, ai suoi atavici vizi, prassi da mestieranti che della Politica hanno fatto organismo di cui essere larva, non ha nulla a che vedere con il contrapporsi al monopolista statale sul mercato del trasporto ferroviario ad alta velocità. Anche se la tentazione è forte. Perché le analogie sono tante, perché i contatti tra affari e politica sono fitti e le maglie dello stato, grovigli d’interessi pubblici e privati. Perché gli spindoctor sono avvelenati dal marketing che, più della politica, si alimenta di sondaggi, parenti strettissimi delle ricerche di mercato, e di sociologia dei consumi, pronipote dell’antropologia culturale.
La proposta di NTV, costruita da follower in contrapposizione del monopolista statale, è assai ben articolata e curata nei dettagli: la sicurezza privata in “casa Italo”; un’assai capillare suddivisione delle fasce di prezzo che sposa al meglio le fasce di reddito dei passeggeri; le facce dei tanti giovani dell’equipaggio, funzionari e front-end della compagnia, che interpreta bene la richiesta, generale, di rinnovamento della classe dirigente e amministrativa.
Ce n’è per farne un mezzo programma di governo. La sicurezza, o governo della paura, un prelievo dalle tasche dei cittadini/clienti che sia adeguato alle loro possibilità. E il rinnovamento della forza lavoro per intercettare il disagio giovanile della cosiddetta generazione dimenticata. E poi Italo, che evoca il treno nato dal Sole dal sapore futurista, con la sua velocità simbolo di modernità. Il treno privato che, con efficienza e stile, scardina lo strapotere del monopolista statale e sprecone.
La politica, però, specie se intesa come proposta elettorale, è un’altra cosa. Perché gli italiani sono più passeggeri che cittadini. E’ molto più facile parlare al loro sedere offrendogli per un giorno una poltrona Frau che parlare che alla loro pancia che preferisce avere molto da digerire piuttosto che gustare al livello del palato un miscuglio di sapori variegati e di fare qualche piccolo sacrificio. Non è maggioritaria l’idea del paradigma “più privato e meno stato”. Basti pensare alle divergenze tra “Italia Futura” e “Fermare il Declino”. Movimenti ad alta velocità ma che corrono al momento su binari paralleli.
Perché il Leviatano è fuori controllo per l’eccesso della sua dimensione. Pensate alla sanità, ai Comuni indebitati. Pensate a Roma, a come l’amministrazione ha, oramai, perso il controllo delle sue periferie lasciate all’incuria, all’accumulo di auto, alle radici che esplodono da sotto il manto stradale, al cemento di alveari fatiscenti.
Il leader che vorrà dal centro coagulare tutte le forze riformatrici e liberali dovrà però innanzitutto essere capace di smarcarsi da quei personaggi che vorrebbero far parte dell’equipaggio del dopo, del futuro, dopo aver vissuto decenni in un terzismo conservatore che non puliva i treni a lunga percorrenza, che non tutelava i posti di lavoro dei cuccettisti dopo aver favorito la crescita esponenziale della macchina burocratica e amministrativa dello Stato. Personaggi che, per decenni, al movimento hanno preferito la staticità dell’edilizia palazzinara. Referenti politici di coloro che si sono arricchiti grazie alla costruzione di orrende periferie senza estetica, senza un disegno urbano né modernizzante, né sociale. Referenti politici della più grande proprietaria d’immobili dopo banche e assicurazioni: la Chiesa.
Personaggi che chiamano coerenza l’ipocrisia di chi si professa paladino delle famiglie, anche se le obbliga a vivere in alveari senza privacy schiacciate dal giogo di mutui e affitti, conservando per sé la Camera più importante. Quella stessa ipocrisia di chi si fa paladino dei valori cristiani per tutti salvo tenere per sé laiche deroghe. Ingrato nei confronti del Sud, dei cittadini del Sud e di quei rappresentanti di traffici e interessi poco trasparenti cui, dopo esserne servito, ha voltato le spalle.
Proprio quel Sud verso cui i nuovi movimenti di centro, che si muovono ad alta velocità all’insegna di un’idea, speriamo, veramente liberale, devono guardare dimostrando che il loro programma non finisca a Salerno sui respingenti in cui terminano i binari della linea ad alta velocità.

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