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Le banche ombra che gonfiano la Cina

In mezzo al pessimismo finanziario mondiale, la Cina è tornata a crescere. Negli ultimi due mesi gli indici economici sono aumentati ed è subito scattato il dibattito: sarà vero lo sviluppo cinese? O si tratta dell’ennesima bolla sostenuta dall’investimento statale? Un servizio della Bbc pubblicato oggi offre alcune delucidazioni.

Un elemento chiave per analizzare l’attuale sistema economico della Cina sono le cosiddette “banche ombre”, istituzioni finanziarie di un circuito creditizio parallelo che viene affidato a società simili alle “trust companies” e che offrono prestiti istantanei con tassi d’interesse molto alti rispetto a quelli normali.

Nell’ultima decade il governo di Pechino è stato criticato per avere permesso un’apertura del sistema di credito che aumentava i rischi di speculazioni immobiliare e fallimenti. Due anni fa, invece, c’è stata una riforma del settore che però ha fatto nascere queste entità parelle.

Secondo l’agenzia Fitch, tra il 24% e il 50% del Prodotto interno lordo cinese viene gestito dalle “banche ombre”. I contratti fiduciari si sono moltiplicati cinque volte negli ultimi due anni per un totale di 2mila milioni di dollari. Gli interessi sono molto più alti rispetto alle banche regolari, che comunque servono da tramite per queste transazione al limite della legalità.

Hong Bo, specialista di finanza della Scuola di studi asiatici e africani dell’Università di Londra, ha spiegato alla Bbc i pericoli di questo sistema: “Cresce a grande velocità e non è regolata. Molti dei suoi prodotti finanziari sono estremamente opachi, non vengono capiti né dalle banche né dai clienti”. Non a caso, secondo il Financial Times, in Cina sono aperti più di 10mila casi di processi per mancato pagamento o truffa. Per Xiaolan Fu, docente all’Università di Oxford, in queste condizioni il sistema finanziario rischia il crollo, con conseguenti effetti sull’economia mondiale. L’unica sicurezza resta l’onnipresenza dello Stato totalitario cinese e le sue regole.

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