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Ecco come il Pentagono farà concorrenza alla Cia

Il Pentagono si appresta a potenziare all’inverosimile la Defense Intelligence Agency (Dia) reclutando centinaia di nuovi agenti da inviare in tutto il mondo. Alla fine questa rete sarà formata da 1.600 unità, molti di più delle centinaia di agenti presenti fuori dagli States negli ultimi anni.

Lo scrive il Washington Post, precisando che la riforma della Dia comporterà un riorientamento dei suoi compiti, in particolare rispetto alla minaccia degli estremisti islamici in Africa, il traffico di armi tra Corea del Nord e Iran, la modernizzazione militare in corso in Cina. Secondo il giornale, la nuova rete di intelligence, alle dirette dipendenze del ministero della Difesa, di fatto avrà numeri simili a quelli della Cia, il servizio informativo tradizionale. L’obbiettivo è chiaro e conferma la tendenza degli ultimi anni, dopo la conclusione di due guerre: trasformare la Dia in un servizio di spionaggio concentrato nelle zone in cui possono emergere minacce e lavoro in stretto contatto con la Cia e i commando dei corpi militari scelti.

“Non è una svolta di poco conto”, ha spiegato il direttore della Dia, il generale Michael T. Flynn. “Si tratta di un cambiamento radicale sul fronte delle strategie per la sicurezza nazionale”, ha aggiunto.   Oltre al programma per i droni, il piano del Pentagono punta anche a creare quello che viene chiamato il Defense Clandestine Service, o Dcs, cioè la punta avanzata del lavoro di forze militari all’interno della branca dell’intelligence.

Tutto questo piano, sottolinea il Post, riflette l’approccio militare dell’amministrazione Obama, decisamente favorevole al rafforzamento delle politiche di controterrorismo basate su azioni sotto copertura, di gran lungo preferite a quelle militari portate avanti dalle forze convenzionali. Ma l’espansione da parte del Pentagono di questo tipo di azioni d’intelligence sta provocando preoccupazioni politiche crescenti: a differenza delle operazioni sotto copertura della Cia che devono essere in qualche modo “autorizzate” dal Congresso, le azioni militari possono andare avanti in maniera pressoche’ autonoma dal controllo politico.

E secondo molti analisti tutto ciò rischia di espandere le operazioni controverse: basti pensare al massiccio ricorso del “Commander in Chief”, Barack Obama di droni lanciati all’estero su obbiettivi praticamente sconosciuti e praticamente senza alcun controllo a livello pubblico. A frenare queste preoccupazioni è però lo stesso Flynn: “Il nostro operato farà di tutto per rimanere sotto lo scrutinio del Congresso”. “Manterremo lo staff di Capitol Hill e gli stessi membri del Parlamento – assicura il generale – sempre al corrente di cosa facciamo”.


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