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Ecco il Piano anti alluvioni di Clini

Il ministro dell´Ambiente ha inviato al Cipe la Strategia di difesa del territorio da alluvioni e cambiamenti climatici. Numeri, obiettivi e politiche    Vietato abitare nelle zone ad altissimo rischio di alluvione e assicurazione obbligatoria per le costruzioni nelle zone a rischio di inondazione. Sono questi alcuni punti della Strategia di difesa del territorio da alluvioni e cambiamenti climatici che fanno parte del Piano per l´adattamento ai cambiamenti climatici, la gestione sostenibile e la messa in sicurezza del territorio, inviato dal ministro dell´Ambiente, Corrado Clini d´intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell´Economia – al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica), in occasione della Giornata mondiale del suolo.

Il ministro Clini sceglie Doha in Qatar, dove si trova per partecipare alla diciottesima Conferenza mondiale dell´Onu sui cambiamenti climatici (la Cop18), per lanciare il Piano anti-dissesto annunciato nei giorni scorsi: un Piano da “40 miliardi per 15 anni, con circa 2,5 miliardi l’anno”.   Il programma di difesa del territorio, da definire ogni anno sulla base degli interventi, sarà finanziato usando una parte dei proventi pari al 40% delle aste per i permessi di emissione di CO2 (anidride carbonica), che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima. Un’altra quota delle risorse potrà venire dai carburanti, attraverso una rimodulazione degli oneri a parità di peso fiscale.

E´ previsto poi che ogni quattro anni venga aggiornato il Rapporto scientifico sui rischi dei cambiamenti climatici e che vengano aggiornati al 2013 i Piani di assetto idrogeologico (Pai) delle Autorità distrettuali idrografiche. Una delle misure prese in considerazione dal programma anti-calamità è quella di un disegno di legge che introduca un’assicurazione obbligatoria contro i rischi degli eventi climatici estremi. Questione, precisa Clini, che “interessa solamente gli edifici costruiti nelle zone ad alto rischio” ed è “necessaria per consentire a chiunque viva o lavori nelle aree a rischio idrogeologico di avere la certezza del risarcimento in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici”.

Per quanto riguarda la difesa delle città e la protezione delle coste e delle lagune, il Piano dà l´indicazione del divieto di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico. Il ministro parla per esempio della tutela delle “zone costiere dell’Alto Adriatico” quale punto fondamentale del Piano, con l’obiettivo di individuare strumenti idonei per difendere le coste dall´effetto dell´innalzamento del mare. “Le previsioni dei climatologi osserva Clini – sono molto preoccupanti e risultano molto esposte al rischio di alluvione tutte le zone costiere dell´alto Adriatico, da Ravenna a Monfalcone, dove molti territori si trovano a quote inferiori al livello del mare”. Aree che a tutt´oggi sono difese “da un sistema di canali concepito tra l´800 e il ‘900, quando le piogge erano diverse e il mare non minacciava di diventare più alto”.

Sono previste anche misure urgenti, tra cui l´attivazione delle Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorità di bacino (soppresse dalla legge 152 del 2006). Gli interventi principali riguardano i limiti alle costruzioni nelle zone a rischio, il contenimento nell’uso del suolo, la manutenzione dei corsi d’acqua, il recupero dei terreni abbandonati o degradati puntando sulle colture tradizionali e di qualità, la pulizia dei boschi usando il legname raccolto anche come biomassa per produrre energia pulita (una misura che servirà anche per ridurre gli effetti degli incendi).

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