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Euramerica sarà la novità del 2013?

Quale sarà la novità del 2013? La crisi dei debiti sovrani ci terrà ancora a lungo appesi a un filo? La Spagna e l’Italia saranno costrette a chiedere aiuto alla Banca centrale europea e a quali condizioni? Gli Stati Uniti riusciranno a saltare oltre il burrone del bilancio pubblico, il fiscal cliff, come suggerisce l’Economist? La caduta di Assad in Siria accenderà un nuovo con­flitto in Medio Oriente, con il coinvolgimento diretto dell’Iran? Tra Cina e Giappone scop­pierà una guerra navale con la partecipazione del Vietnam e delle Filippine in un’alleanza per molti versi innaturale con l’invasore nipponico del secolo scorso? Tutte eventualità molto concrete, tutte minacce che incombono sul nuovo anno. Giornalisti, analisti, guru di vario genere si cimentano già a combinarle tutte insieme nella tradizionale tombola della catastrofe.

E se invece la novità fosse un’altra, non meno sconvolgente per gli equilibri mondiali, ma in senso positivo? Tra Unione Europea e Stati Uniti si sta negoziando un accordo di libero scambio che farebbe cadere le ulteriori barriere commerciali e segnerebbe una svolta la cui importanza diventa più politica che economica. Le trattative sono molto avanti, il Canada ha fatto da battistrada, ma sarà Washington a dare il là. Per molti versi è come se l’America venisse di nuovo a ripescare un’Europa che, lasciata a se stessa, finisce sempre per avvitarsi in una spirale depressiva.

Anche se questa volta il pericolo non viene da scontri militari, è evidente che si sta dif­fondendo nel Vecchio Continente una nuova atmosfera di sospetto reciproco, se non addirit­tura di odio: nord contro sud, tedeschi contro tutti, inglesi che minacciano di tagliare ogni ponte sulla Manica (forse anche il tunnel sotto il canale). Un accordo di libero scambio sarebbe un modo per tenere agganciata la Gran Bretagna, obiettivo sempre da perseguire se non si vuole che l’Europa continentale diventi un’area teutonica che non è certo negli inter­essi dei Paesi mediterranei e, al fondo, nemmeno nell’interesse dei tedeschi. La storia lo ha dimostrato.

Dopo un decennio di leadership cinese nell’economia mondiale, America ed Europa sentono che debbono riempire il fossato e costruire un solido ponte tra le due rive dell’Atlantico. Se non è più in piano Marshall (e per fortuna) può essere animato dallo stesso spirito.

Sintesi di un articolo più ampio che si può leggere qui


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