Uno scontro tra centristi e progressisti non serve al Paese, anzi comprometterebbe quanto di buono fatto nell’ultimo anno di governo e l’eventuale possibilità di collaborazione. E’ questo in sostanza il messaggio che da parti diverse si sta levando in queste ore, dopo gli scontri e i colpi bassi tra il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani e il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini.
Un’accesa campagna elettorale tra questi due schieramenti sarebbe poi piuttosto incoerente, come fa notare oggi su Repubblica Claudio Tito, dal momento che si ritroverebbero a sfidarsi a duello proprio “le forze più responsabili del Paese, quelle presenti in Parlamento, ma anche quelle che esprimono una parte della società civile più consapevole dei problemi del Paese”. Secondo Tito servirebbe un coordinamento, una regia, una qualche forma di concerto tra le due parti che, sulla base dell’ultimo anno di collaborazione, possa costruire un “patto di non belligeranza”, rendendo possibile “una vera collaborazione di governo” dopo il voto. Senza questo patto tra le forze di centrosinistra e i moderati “il Paese difficilmente uscirà dal tunnel costruito dalla destra populista e demagogica e la lunga transizione italiana non troverà ancora una conclusione”.
Un’intesa post-voto peraltro più volte richiamata dagli stessi Bersani e Casini ma che nelle ultime ore sembrerebbe compromessa dopo la “salita” in campo del premier Mario Monti e l’accendersi dello scontro sulle figure e sul ruolo di Enrico Bondi e Pietro Grasso. Uno scontro che non farebbe altro che giovare ai populismi, da Grillo all’area berlusconiana.
La via d’uscita per il Paese, insomma, sarebbe una sola: la collaborazione tra il polo centrista e l’area progressista. Di questo ne è convinto sostenitore Marco Follini, senatore del Pd ed ex leader dell’Udc in tandem con Casini. In un’intervista a Repubblica, l’ex vice premier ribadisce che un accordo andava fatto prima del voto, ma non può già considerarsi precluso. “Lo spazio per un’alleanza rimane anche per il dopo, a patto di condurre una campagna elettorale costruttiva e reciprocamente rispettosa”. A parere di Follini, sia il segretario del Pd che il leader dell’Udc hanno commesso degli errori. L’uno spostandosi verso Vendola e mettendo così a rischio il dialogo con i centristi, l’altro “trastullandosi troppo nel falso schema dell’equidistanza tra Berlusconi e il Pd. La sfida per i piccoli spazi elettorali da contendersi giorno per giorno – conclude Follini – sarebbe un atto di irresponsabilità” per il Paese.
Vedremo quindi se i continui appelli a non mandare in rovina il rapporto costruttivo degli ultimi mesi di governo tra Monti e Bersani troveranno risposta oppure si assisterà alla solita campagna elettorale densa di attacchi reciproci e poco attenta ai contenuti e alle sfide alle quali è chiamato il Paese.