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Come il mondo scruta il Giappone e le due Coree

Il secondo mandato da primo ministro giapponese di Shinzo Abe è salutato con favore dalla Borsa di Tokio, afferma il Financial Times. Un entusiasmo che non sembra prendere in considerazione come il nuovo esecutivo nasca pieno di vecchi volti, fa notare la Neue Zurcher Zeitung. Una contraddizione solo apparente e comprensibile dando uno sguardo alla biografia del nuovo leader di Tokio.

La radio Echo di Mosca definisce infatti Shinzo Abe un aristocratico della politica al cento per cento. Parlamentare di terza generazione. Figlio d’arte di un potente clan che ha svolto un ruolo enorme nella storia del paese. Ecco il nuovo premier di Tokio, secondo l’emittente russa. Dettagli trascurabili per gli ambienti del business più interessati a quelle che le Monde definisce le priorità finanziarie del governo nipponico, ovvero far uscire il Paese dalla deflazione ad ogni costo. Per raggiungere questo scopo Abe è pronto a mettere il guinzaglio alla potente Banca centrale giapponese.
Il cambio della guardia in Giappone è l’ultimo di una serie di avvicendamenti avvenuti in breve tempo in quattro Paesi dell’Asia orientale: Corea del sud e del nord, Cina e Giappone, legati da un difficile passato comune.

Quali ora le nuove dinamiche regionali? Una domanda cui tentano di rispondere le maggiori testate internazionali. Il Financial Times mette da parte l’ottimismo. La testata della City, notando come al lancio del missile nordcoreano abbia fatto seguito la violazione dello spazio aereo giapponese da parte della Cina, conclude che la possibilità di una diplomazia del rischio calcolato da parte di leader biograficamente ancora legati  al passato, è qualcosa di più di un pericolo potenziale.

Secondo un editoriale del  New York Times, i cambi politici avvenuti contemporaneamente nelle tre maggiori economie regionali rendono questo un momento cruciale per tutta l’Asia orientale.

Di ombre sulla regione scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il quotidiano tedesco riprende le dichiarazioni delle elite cinesi, giapponesi e coreane, per sottolineare come quando queste parlino di “nuovi inizi” si riferiscano sempre alla politica interna mentre per quella estera l’accento va invece al momento del confronto.

Anche la Nzz in quello che definisce il cambio del potere nell’estremo oriente espone i modi in cui le quattro capitali hanno portato a termine le svolte sottolineando come queste modalità nascondano forza e debolezza dei rispettivi Stati e come da qui debba partire chiunque voglia realisticamente valutare i rischi futuri della regione.


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