Pubblichiamo l´editoriale di Pierluigi Magnaschi sull´edizione odierna del quotidiano Italia Oggi
Ciò che sta succedendo in Egitto è importante e cruciale, non solo per tutto il mondo, ma soprattutto per l’Italia che è immersa nel Mediterraneo. L’Egitto infatti, che è il più popolato paese arabo, svolge una funzione di cerniera nell’area strategica che va dal Medio Oriente all’intero Nord Africa. Non a caso, la mediazione del presidente Morsi è riuscita a interrompere la spirale di violenza al limite della guerra guerreggiata che era scoppiata, a suon di missili, fra Hamas della Striscia di Gaza e Israele. Inoltre l’Egitto è stata la culla della cosiddetta primavera araba che però sta concludendosi amaramente. Anche perché, come si sa, la natura non fa salti. L’elezione di Muhammad Morsi rappresenta il primo governo dei Fratelli musulmani che, a seguito degli errori fatti da molte parti, ha però reso ingovernabile il Paese. Infatti, per sfuggire alla morsa giudiziaria e militare sopravvissuta al crollo di Mubarak, è divampata la contestazione.
La Camera dei deputati (a maggioranza islamica) era stata sciolta dalla magistratura. Siccome tutti i partiti, di maggioranza e di opposizione, erano contro la vecchia Costituzione, fu da essi eletta un’Assemblea costituente che però, anch’essa, è stata cancellata dai tribunali. Mentre l’Egitto, a seguito di tutti questi eventi, era in preda alla fawda che, in lingua araba, significa disordine, il Fmi tiene in sospeso il prestito che è essenziale per far funzionare il Paese. Ecco perché, a un certo punto, per uscire dalla tagliola in cui si è trovato, il presidente Morsi (al quale però non piace certo la democrazia, bisogna pur dirlo) ha giocato il tutto per tutto e ha assunto i pieni poteri decapitando contemporaneamente l’alta gerarchia giudiziaria e militare.
E così, oggi, Morsi si trova ad avere nelle sue mani gran parte del potere esecutivo e giudiziario. Inoltre, forte del suo blitz, sta anche tentando di far approvare una Costituzione islamizzante. Ma Morsi, facendo così, ha compattato l’opposizione liberale e della primavera araba che sinora era divisa ma che si è impossessata di piazza Tahrir, che è il luogo simbolo della contestazione al potere assoluto egiziano. Morsi, impedendo che i suoi supporters (i Fratelli musulmani e i loro alleati salafiti) cerchino di riconquistare piazza Tahrir, ha impedito un inevitabile bagno di sangue. Ma la tregua, purtroppo, non durerà certo a lungo.