Skip to main content

Il cenone di Natale declinista

Questo fine settimana, che precede il Natale, al supermercato ho avuto modo di constatare  come la gente comune viva, poco felicemente, il dover rinunciare a tutta una serie di sfizi anche alimentari per via della decrescita delle loro possibilità economiche.
E così, mentre gironzolavo per le corsie, mi è venuta l’idea di provare a immaginare i preparativi del pranzo di Natale dei principali declinisti, coloro che si fanno promotori del movimento per la cosiddetta “decrescita felice”.

Serge Latouche è al telefono con Carlin Petrini. I due non sanno che la loro conversazione è ascoltata.

SL: allora quando arrivate, cavi?
CP: stiamo partendo adesso, siamo io e Luca (Mercalli). Penso che arriveremo in tarda serata. Luca vuol fare la via Francigena, tutta statale.

SL: ma siete pazzi, allunghevete tantissimo.
CP: Luca è irremovibile. L’autostrada è opera keynesiana. Per costruire la Torino-Parigi, Luca ha fatto i calcoli, c’è voluta una quantità di tonnellate equivalenti di petrolio pari a quelle consumate da un tir che percorre il giro del mondo 20 volte.

SL: non ho capito, sembvano i pavagoni che fa Albevto Angela, ma va bene, se lo dice Luca, concovdo. Vi aspetto, ma mi vaccomando non povtate niente.
CP: vorrai scherzare. Ho tanti pacchettini con tanto di lumaca sopra. Salsiccia di Bra, tartufo nero di Alba, peperoni quadrati di Carmagnola.

SL: ma gli fate fare 800 km. Così mandate al diavolo il paradigma del km0 ?
CP: Serge, ma quante volte te lo devo ripetere che macchina di Luca è ibrida. E’ alimentata a celle fotovoltatiche che usiamo in pianura, mentre in salita va a pirita. Fa tutto Luca. Siamo green al 100%.

SL: ma allora è fantastico. Il coniglio di Cavmagnola, il gvigio, è cvomaticamente molto chic e fa cevtamente declinista.  Pevò il tartufo non lo posso pvopvio accettave. Va a 300 Euvo l’ettò ! E’ troppo da consumista, su !
CP: Serge ho pensato anche a quello. Lo faccio portare direttamente dal cane che lo ha trovato. Viene fuori una cosa naturalissima.

SL: Mi hai convinto. Lo spvuzzevemo sul visotto ai 4 fovmaggi, vigovosamente fvancesi.
CP: scommetto che il risotto è il piatto preferito di Gerard (Depardieu).

SL: Già, è così. Volevo festeggiave con lui l’adesione al movimento NO-TAV. E invece lui, che è anche NO-TAX non savà con noi. Come fovse avai avuto modo di sentive, ha pvefevito tvascovveve questo Natale in Svizzeva, dove sono più buoni.
CP: Mi dispiace. E per il contorno ? Hai pensato a qualcosa?

SL: lascia fave a me. Ho in mente un bello sfovmatino di vevze, vigovosamente km0, che vi servivò su wafev di silicio. Contenuto local presentatazione tecnologica che stvizza l’occhio al gveen.
CP: ah fantastico! Lo copio e incollo subito. Ne parlo con Scabin del Combal Zero.

 CP: per il brindisi lascio fare a te. Sul champagne voi in Francia siete imbattibili.
SL: ma con la CO2 come facciamo?

CP: mi meraviglio di te Serge. Innanzitutto il metodo champenoise è declinista puro. I colli delle bottiglie sono, appunto, in declino per prelevare le fecce dei lieviti, rigorosamente bio. E poi, è una novità, al momento del botto Luca Mercalli mi ha già detto che la CO2 prodotta se la respira lui. Tutta.  E’ così nel nostro piccolo avremo contribuito a ridurre i gas serra.
SL: Chiamo subito il nostro content managev del sito e gli faccio insevive questo topic. Di Luca che respira CO2. Se ci fosse uno che in ogni famiglia fa come Luca sai che flash mob!

CP: avevo pensato di portare qualche pensierino da mettere sotto l’albero di Natale.
SL: non ti conviene. Sotto l’albevo non si possono metteve. Ho appena viconcimato con ammendante ottenuto dallo scavto della lavovazione della sansa. Me l’ha mandata Gvillo direttamente dalla Liguvia.

CP: allora siamo intesi. Partiamo! Un’ultimissima cosa. Dove veniamo in città a Parigi, o in campagna?
SL: uh, sono vevamente in difficoltà su questa domanda. Ieri ho sentito alcuni nostvi amici e mi hanno disovientato. C’è chi vuole decvesceve in città, intendo anche megalopoli, c’è chi concepisce la decvescita solo in campagna. E devo dive che non mi so pvopvio decideve. Quando siete a Lione vichiamatemi. Spevo che per quell’ova di essevmi deciso.

E mentre lasciamo il Signor Professore Latouche a decidersi, chiudiamo questo articolo con un’ultima considerazione. Il Prof. Latouche vecchio bretone, con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù, pur vivendo a Parigi ha residenza a Pozzallo nella profondissima Sicilia Sud Orientale. Il simbolo della lumaca è, in quelle zone, metafora di un’indolenza atavica, come vuole il cliché della sicilitudine, o semplicemente avverte del fatto che è piovuto da poco.
In Sicilia le imprese agricole continuano a chiudere perché il localismo non paga e non paga perché mancano le infrastrutture che sono fatte di cemento e acciaio. Perché ci vogliono gli aeroplani che atterrano e decollano facendo rumore, facendo scappare i fenicotteri che stavano nidificcando, spargendo cherosene in aria e in terra. Insomma ci vuole sviluppo per fare modernizzazione.

Con la ricetta declinista la Sicilia diventerà scoglio da dove, al massimo, farsi un tuffo. Proprio come sta accadendo per l’isola dei Porri, che rigorosamente slow sta affondando.



×

Iscriviti alla newsletter