Ieri, in una sala della sede storica del Corriere della Sera (sì proprio quella che probabilmente verrà messa in vendita per esigenze finanziarie della casa editrice), si è tenuta la presentazione del libro-intervista “Confiteor” nel quale il banchiere di sistema Cesare Geronzi racconta la sua vita, le sue opere in una cinquantina di anni trascorsi a pascolare nel mondo finanziario e politico italiano, quello che una volta passava sotto il nome di poteri forti e oggi più realisticamente è definito poteri marci.
Guardato con sospetto dai suoi molti nemici come fosse una sorta di Belzebù, Geronzi si sforza per tutte le pagine di questa lunga passeggiata nella storia italiana, di dimostrare che l’averlo identificato con il male, avergli attribuito la paternità genetica di tutte le malefatte e i vizi del mediocre capitalismo italiano è stato un errore. Gli stessi atteggiamenti sbagliati che vengono attribuiti a lui, appartengono anche a tutti gli altri protagonisti del salotto buono: i potenti, quelli vecchi e gli ultimi arrivati, si assomigliano tutti. Insomma Geronzi si dipinge come una sorta di Jessica Rabbit: “Io non sono cattiva, sono gli altri che mi disegnano così”.