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La Cia snobba il climate change

A pochi giorni dalla conferenza dell’Onu a Doha sulla lotta contro il cambiamento climatico, la Cia ha annunciato la chiusura dell’unità dedicata allo studio dell’impatto del climate change nella sicurezza nazionale statunitense, spostando le attività di ricerca ad un altro dipartimento.

Il portavoce della Cia, Todd Ebitz, ha spiegato che la misura fa “parte di una sistemazione di risorse analitiche, il lavoro continuerà in un altro dipartimento e lo farà un gruppo specializzato che seguirà le questioni economiche ed energetiche che influiscono nella sicurezza nazionale americana”. Ebitz sostiene che la missione e le risorse investite restano uguali, ma l’intelligence statunitense ha sofferto grossi tagli come conseguenze della crisi economica. Il totale del bilancio è diminuito negli ultimi due anni da 80 miliardi di dollari nel 2010 a 75,4 nel 2012.

Ma le motivazione potrebbero essere più profonde. Il sito Greenwire ricorda che il Centro di cambiamento climatico e sicurezza nazionale della Cia è stato creato nel 2009, sotto la gestione del direttore, Leon Panetta. L’obiettivo era studiare l’impatto della desertificazione, l’aumento del livello del mare, la migrazione e altri fenomeni naturali alterati, sulla sicurezza nazionale.

L’iniziativa aveva generato dure critiche da parte dei congressisti repubblicani e da quando Panetta è stato sostituito da David Petraeus –anche lui dimesso – l’unità non aveva più supporto dalla Cia. Rolf Mowatt-Larssen, che ha lavorato come ufficiale dei servizi segreti della Cia per 23 anni e ha collaborato con il dipartimento di energia dell’unità di intelligence ha detto che “o ci amano o ci odiano. Noi comunque ci siamo sempre orientati all’azione. La comunità clima è piena di intellettuali che scrivono ma non fanno intelligence”.

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