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La priorità per l´Italia? La politica industriale

Cosa provocò il dissolvimento dei vecchi imperi coloniali e cosa ha favorito la globalizzazione? In un interessante studio condotto da Roberto Bonfatti dell´Università di Nottingham dal titolo “Trade and the pattern of European imperialism, 1492-2000” (“Commercio e evoluzione dell´imperialismo europeo dal 1492 al 2000” – Oxford University) l´autore afferma che sino alla fine del Seicento il commercio fra stati europei era ancora rilevante ma finì per inaridirsi a partire dal diciottesimo secolo a causa dell´adozione da parte di ciascun paese di tariffe sui beni di provenienza estera sostenendo inoltre che la parabola dell´imperialismo europeo si spiegherebbe con la crescita e il declino del commercio coloniale confrontato al commercio intra-europeo e alla recente ascesa impetuosa del commercio fra imprese (…”the pattern of imperialism may be explained with changes in the value of empire, which in turn were determined by changes in the pattern of trade. In particular, the rise and secular decline of European imperialism may be explained with the rise and decline of colonial trade, relative to trade between European countries”).

A modificare la situazione fu infatti dal 1945 in poi l´accresciuto volume di scambi che si registrava non solo fra stati e stati e fra paesi coloniali e loro colonie, ma soprattutto fra imprese. La escalation del commercio fra imprese si rendeva necessaria per conseguire economie di scala: ossia alti volumi di produzione e bassi costi unitari. Il prodotto finito era sempre meno realizzato tutto o in prevalenza all´interno di una singola fabbrica ma era in via crescente il risultato di una sommatoria di varie componenti assemblabili, proveniente ognuna da una parte diversa del mondo. Non importava quanto distante ne fosse il luogo di produzione se tali componenti erano economicamente prodotte in grandissime quantità non per il solo mercato interno ma soprattutto per quello mondiale. Si determinavano così le condizioni per la globalizzazione che avrebbero reso obsoleti gli schemi politici ed economici improntati sia al colonialismo sia alla sua principale espressione economica: il protezionismo.

L´articolo completo si può leggere qui.

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