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La scelta di auto-immolarsi

Dal 2009 sono almeno 95 i tibetani che si sono dati fuoco in segno di protesta Le autoimmolazioni sono parte di un movimento secessionista, recita una nota congiunta della Procura suprema, della Corte suprema e del ministero della Sicurezza pubblica cinese.

La linea è quella del governo di Pechino che fa riferimento a “forze straniere ostili” che tramano contro la Cina, mentre per il governo tibetano in esilio rappresentano il grido di libertà di un popolo oppresso. Entrambi riconoscono la natura politica delle immolazioni, scrive iSunAffairs. Per l’esecutivo è un cambio di strategia rispetto alla linea iniziale di ridurre il darsi fuoco al gesto di persone instabili. Strategia usata spesso contro chi manifesta.

L’altra tecnica è criminalizzarne i comportamenti. Successe a esempio nel 2009 quando una donna a Chengdu si diede fuoco per protesta contro un esproprio. Il gesto fu attribuito ai difficili rapporti con il marito, contro cui un funzionario all’urbanistica arrivò a proporre la caccia all’uomo. La tragedia suscitò però l’indignazione dei cinesi, spiega Chang Ping nell’editoriale.

Le immolazioni tibetane, però, non sollevano la stessa indignazione a causa dell’educazione patriottica ricevuta dai cinesi, che esalta l’unità del Paese

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La vignetta è di Crazy Crab


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