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Visioni e previsioni economiche per il 2013

Seppure il mondo non finirà nel 2012 per via della nota maledizione dei Maya, resta il fatto che il 2013 si apre con prospettive quanto mai incerte, sulle quali peseranno gli eventi che hanno segnato la fine di quest’anno.

Tra questi, alcuni erano del tutto prevedibili, altri, invece, hanno costituito una discreta sorpresa. Prevedibile, per esempio, che malgrado tutti i richiami il Parlamento non sia riuscito ad approvare una nuova legge elettorale: quella attuale, in fondo, non dispiace realmente a nessun partito. E tra dotare i cittadini di un sistema decente per scegliere effettivamente i propri rappresentanti, e mantenere lo statsu quo che garantisce le segreterie politiche, si è preferita la seconda opzione.

Abbastanza prevedibile anche la confusione finale, in parlamento, sul provvedimento detto “liste pulite”, che dovrebbe garantire la non candidabilità di personaggi macchiati da condanne, ma che dopo un lungo iter sembra tornato in alto mare. Assolutamente prevedibile, infine, la ri-discesa in campo di Silvio Berlusconi: solo chi non lo conosce ha potuto credere che davvero il Cavaliere si facesse da parte. Nella categoria “sorprese” va collocata invece la possibile presenza in campo nel 2013 di Mario Monti ma, ancor più, la tensione che si è creata nelle ultime settimane tra lo stesso Monti, il Quirinale e il leader del Pd Pierluigi Bersani.

La possibilità che la prossima campagna elettorale si giochi sullo scontro tra il leader del centro sinistra e il premier che lo stesso centro sinistra ha lealmente appoggiato per un anno appare surreale, ma non è da escludere, e si tratta di una eventualità che rende difficile ogni previsione sull’esito del voto. Voto che, tra l’altro, per la prima volta nella storia repubblicana si terrà in pieno inverno, tra il Carnevale e la classica “settimana bianca”, e che cambierà radicalmente il modo di condurre la campagna elettorale: da escludere, causa gelo, i comizi nelle piazze, si ricorrerà, probabilmente, ai teatri, i cinema, i tendoni; ma, sopratutto, si ricorrerà a quella colossale piazza virtuale che è la Tv. Dove, notoriamente, non vince chi ha il programma migliore, ma chi sa risultare migliore in favore di telecamera.
Dunque, questo è il quadro politico che attende l’Italia nei prossimi mesi. Quanto al quadro economico, l’anno della crisi si conclude con due notizie, anche queste a sorpresa, una buona e una cattiva. Quella cattiva è che l’Alitalia, malgrado il costosissimo salvataggio effettuato quattro anni fa dal governo Berlusconi con gran dispendio di risorse pubbliche, è nuovamente in gravissima crisi, e il suo destino sembra segnato. Quella buona è che la Fiat, malgrado gli allarmi sulla volontà del Lingotto di abbandonare l’Italia, ha invece annunciato un piano di investimenti da un miliardo di euro per ristrutturare e rilanciare lo stabilimento di Melfi, dove Sergio Marchionne ha deciso di realizzare il primo Suv made in Italy. Questo per dire che se è pur vero che non si può mai stare tranquilli, è altrettanto vero che non si devono mai perdere le speranze.

Massimo Mascini – Direttore del Diario del Lavoro



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