Ha sperato in Renzi, ma non si meraviglia della vittoria di Bersani. Ora però pensa a come rafforzare un’intesa tra quei movimenti, come Fermare il Declino e Italia Futura, che con un Pd spostato a sinistra e un grillismo anticapitalista hanno potenzialità inespresse per una vasta fascia di elettorato liberale e riformatore. Sono i pensieri e gli umori di Carlo Stagnaro, uno dei promotori con Oscar Giannino, Alberto Bisin e Luigi Zingales di Fermare il Declino: “La vittoria di Bersani era largamente attesa, date le regole che impedivano il voto a chiunque non avesse partecipato al primo turno – dice Stagnaro in una conversazione con Formiche.net – Tuttavia non sarà priva di conseguenze”.
E allora analizziamole, viste con gli occhi di un turbo liberista come lei. Non si offende se la chiamo così, vero?
“Mi offenderei se avesse il dubbio che non lo sono. Tutte le evidenze dicono che in Italia c’è troppo Stato e troppo poca concorrenza. Ciò detto, sul piano politico il risultato delle primarie disegna un Pd a vocazione minoritaria costretto ad appaltare all’Udc la conquista degli elettori delusi dal centrodestra e tentati dall’astensione o da Beppe Grillo. Dato che la legge elettorale sarà o il Porcellum o una sua modesta revisione, questo pone le basi per un futuro sulla scorta del Monti bis (o variazioni sul tema) nel quale prevarranno probabilmente le spinte verso un ulteriore aggiustamento del bilancio dal lato delle entrate (per esempio con l’introduzione di una patrimoniale straordinaria) e con poca benzina nel motore riformista”.
Con un sinistro Bersani tornerà il destro Berlusconi?
“Il successo di un Bersani a trazione sinistra – come dimostrano tutti i messaggi lanciati in questi ultimi giorni, a partire dall’enfasi sulla ‘politica industriale’ intesa come ruolo muscolare dello Stato – aumenta le chance di Berlusconi di consolidare il suo ascendente sul centrodestra. Il risultato è quello di un ancoramento delle prossime elezioni alla dinamica politica della Seconda Repubblica, facendone l’ennesimo referendum su Berlusconi (sebbene, questa volta, con risultati presumibilmente negativi per il Cav.)”.
In questo schema Italia Futura e Fermare il Declino potrebbero ritagliarsi un ruolo nuovista e riformatore, magari occhieggiando all’elettorato renziano?
“Un attimo. Lo scenario che ho delineato implica, da un lato, che si apre una finestra di opportunità per chi sta fuori dagli schemi senza cedere al populismo distruttivo alla Grillo; dall’altro, un serio rischio che al declino si risponda con più declino”.
Stagnaro, parliamoci chiaro: lei è tutto contento che ha vinto Bersani…
“Non sono contento della vittoria di Bersani, anzi. Ho sinceramente sperato in Renzi: avrebbe potuto rappresentare una grande opportunità per il Pd, per il Paese, e anche per Fermare il Declino. Oggi tutte le strade sono più in salita e più ripide. Ma bisogna guardare le cose come sono, non come avrebbero potuto essere. Che significa anche mantenere lo sguardo sullo stesso Renzi, sapendo però che giocherà la sua partita in un Pd che non è potabile per chi crede nell’improrogabilità delle riforme e guarda con preoccupazione al rischio di restaurazione. Quindi bisogna concentrarsi sull’obiettivo di costruire, dal basso, un’alternativa ai partiti che sappia essere inclusiva e coinvolga ‘chi ci sta’”.
Parliamo chiaro, Stagnaro. Che cos’è questa alternativa di cui parla?
“E’ evidente che con Bersani gli elettori in cerca di nuova offerta politica non trovano una risposta. C’è dunque, anche a livello nazionale, quella prateria di scontento che si è vista nel 53% di siciliani che non sono andati alle urne. A questi elettori, forze come Fermare il declino e altre iniziative civiche e della società civile possono parlare…”.
Alt, sta dicendo, anzi sta auspicando un accordo chiaro e forte tra Fermare il Declino e Italia Futura, nonostante le recenti scaramucce?
“Dico solo che queste forze, se vogliono trovare un terreno comune, condividano un programma (liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli di spesa e di tasse) e concordino sul non accompagnarsi a coloro che hanno causato e prodotto il declino con le loro scelte di politica economica (come Udc e Pd bersaniano, per non parlare dei componenti dell’ex compagine berlusconiana, dal Pdl a Fli alla Lega)”.
E se questo non avverrà?
“Se tutto ciò non avverrà, è più probabile che, nell’assenza di un’alternativa a cui venga riconosciuta la possibilità di imporsi e quindi tale da mobilitare quanti sono disposti a dare un voto purché ‘utile’ e non meramente identitario, ci troveremo di fronte a una maggioranza e un governo convinti che la loro missione si riassuma nella necessità contabile di ottenere conti figurativamente in equilibrio. E che pertanto si senta libera di non riformare nulla, tagliare poco, e tassare troppo, alimentando ulteriormente la crisi italiana”.