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Libia, cronaca di una guerra infinita

Non c’è pace per la Libia. Anche se la situazione è sotto controllo a Tripoli, come ha raccontato a Formiche.net l’ex ministro degli Affari esteri Gianni De Michelis al ritorno del suo viaggio in Libia, nel resto del territorio la normalità è ancora un miraggio.

A causa dell’instabilità in materia di sicurezza, l’Assemblea nazionale libica ha annunciato la chiusura temporale delle frontiere con i quattro Paesi confinanti a sud, ovvero Algeria, Niger, Ciad e Sudan. Altre sette regioni sono state dichiarate “zona militare”. Secondo l’agenzia di notizie libica Lana, la misura di sicurezza si manterrà finché sarà organizzata la circolazione di materiali e persone in queste frontiere. “Le regioni di Ghadames, Ghat, Obari, al-Chati, Sebha, Mourzouk et Koufra, tutte al sud della Libia, sono considerate zone di operazione militare e saranno sotto controllo di legge d’emergenza”, spiega dell’Assemblea nazionale.

Senza dire come saranno chiuse le frontiere, un portavoce del Parlamento libico, Omar Humidan, ha detto alla Bbc che lo scopo è quello di arginare il flusso di immigrati clandestini e di merci. Un altro deputato, Suad Ganur, ha detto che la sicurezza è peggiorata negli ultimi mesi a causa di una possibile azione militare internazionale contro i militanti islamici al nord del Mali. “La Libia è colpita da un’ondata di violenza e traffico di droga, oltre alla presenza di gruppi armati che agiscono in totale impunità”, ha detto Ganur all’agenzia Afp.

Rana Jawad, corrispondente della Bbc a Tripoli, ha informato che ieri sono stati uccisi quattro poliziotti a Bengasi. L’attacco è stato legato alla detenzione di uomini sospettati di una serie di omicidi. Altri due poliziotti sono morti nella città di Bani Walid.



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