Quando il Presidente della Repubblica, con la consueta saggezza, ha scelto di non andare alla prima della Scala non poteva immaginare che il giorno del Santo patrono di Milano sarebbe stato dedicato a impreviste consultazioni per una pre-crisi di governo. Probabilmente, pensava che in un momento di grande difficoltà per le famiglie italiane sarebbe stato urticante presentarsi tutto imbellettato nel maestoso teatro ambrosiano per applaudire (peraltro) Wagner.
Meglio evitare, era stata la sua valutazione. Di diverso avviso il presidente del Consiglio ed i ministri dell’economia e dello sviluppo economico. Monti, Grilli e Passera sono arrivati puntuali alla Scala, con smoking impeccabili e a braccetto delle loro scintillanti signore (alcune con pelliccia di alta classe). Nulla di male: sono tre esponenti della Milano che conta e che considera imperdibile la prima alla Scala. Monti addirittura ha rinviato l’appuntamento al Quirinale. La crisi può attendere. Sia quella istituzionale che quella sociale eccellentemente radiografata dal Censis. Giuseppe De Rita ha fotografato un Paese in ginocchio, più povero e più iniquo.
I ministri che si occupano degli affari economici cosa hanno dichiarato? Nulla, erano impegnati a stringere il papillon attorno al collo di una camicia perfettamente stirata. Napolitano era corrucciato nel suo studio, le famiglie alle prese con i conti e i risparmi (chi ha ancora li ha) in vista del Natale e loro – Monti, Grilli e Passera – alla Scala visibilmente orgogliosi e felici di esserci. Ecco, questo è uno spread, quello fra lo smoking di Monti e il cappotto rivoltato di De Gasperi, davvero insopportabile e fastidioso. È “tecnicamente” uno schiaffo in faccia agli italiani (e un regalo immeritato a Grillo e Berlusconi).