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Monti ha convinto (a metà)

Due giudizi due su luci e ombre della conferenza stampa di Mario Monti e sulla sua Agenda.

Il primo riguarda i contenuti proposti. Sembrano redatti da un buon padre di famiglia. Di buon senso, tracciano una guida ancora ovviamente generica che dovrà essere definita in un più consistente e robusto programma di governo. Condivisibili certamente da molti, trasversalmente, al punto che credo nessuno, ad esclusione degli opposti populismi, possa in buona fede dichiararsi contrario. Molto buono, tendenzialmente ottimo.

Il secondo riguarda il metodo che, a mio avviso, è il punto debole. E’ confuso. Non tanto nelle dichiarazioni di intenti, quanto sotto il profilo di una efficace azione per una sua ascesa politica. La competizione elettorale, sebbene non sia richiesto a Monti di candidarsi in quanto senatore a vita, richiede comunque a un leader un’azione diretta nella campagna elettorale, non un sostegno e una sorte di regia a bordo campo dove” giocano” coloro che lo sostengono. In questo atteggiamento, gli elettori rischiano di confondersi e, con le elezioni tra due mesi, non c’è tempo per temporeggiamenti e qualche ambiguità su come chi giocherà in campo, gli alleati, sapranno organizzarsi.

E quale regia darà il tecnico Monti? All’attacco con un programma liberale, riformista rivolto all’Europa? Così sembra. Oppure sarà costretto in difesa, con possibili intese e ammiccamenti peraltro già intuibili con la sinistra di Bersani? In questo caso, come saranno i rapporti tra i due? Insufficiente.

In conclusione, pur essendo superati i vecchi schemi della politica antagonista, condividendo il principio che occorra ragionare e decidere sui contenuti, la mia personalissima convinzione è che l’elettorato necessiti di avere un quadro chiaro del leader e degli schieramenti di parte. Il rischio è altrimenti quello purtroppo già vissuto nelle recenti tornate amministrative che si è conclamato in astensionismo e deriva verso gli opposti.


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