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Monti ha rottamato Renzi?

E alla fine Rosy Bindi ha rottamato Matteo Renzi e i suoi rottamatori? Sembrerebbe di sì a leggere quanto emerge dai primi risultati delle primarie di ieri. Anche se solo oggi si voterà nella Toscana del sindaco di Firenze, il voto in altre regioni ha già fornito interessanti spunti a riguardo.

Il presidente del Partito Democratico, dopo aver chiesto e ottenuto la deroga per ricandidarsi, si è presentata a Reggio Calabria. E ha vinto. Mentre il tanto nominato spin-doctor renziano, Giorgio Gori, ha fatto flop a Bergamo, arrivando solo quarto.

Pietra tombale sul renzismo? È ancora presto per dirlo ma intanto assistiamo a un’altrettanto interessante migrazione che riguarda l’ala più vicina al primo cittadino toscano all’interno del Pd, quella da sempre più liberale che si è lasciata attrarre dalla nuova offerta liberale targata Monti.

Ha fatto molto discutere l’addio al partito del giuslavorista Pietro Ichino, grande ispiratore, guarda caso, sia dell’Agenda Monti che del programma di Renzi alle primarie mentre è maturata nelle scorse ore la stessa decisione per Mario Adinolfi, fervente sostenitore renziano che su Twitter ha scritto: “Nel Pd ha vinto la conservazione Cgil-Fassina, i renziani vengono massacrati in primarie-farsa. Il vero riformista è Monti. Buona domenica”. E anche Davide Serra, il famoso fondatore del fondo Algebris e organizzatore di un evento a porte chiuse a favore del sindaco lo scorso ottobre, ha fatto outing pro Monti. Che il Professore, memore forse delle critiche piovute su Renzi per quel rapporto, si è guardato bene dal rilanciare.

Mentre sono in tanti ora sui social network a immaginare o a chiedere un matrimonio moderato, spingendo lo stesso sindaco a fare il grande passo compiuto dai suoi sostenitori, Pierluigi Bersani cerca di correre ai ripari. Scegliendo di candidare nomi eccellenti, come l’ormai ex magistrato Pietro Grasso e come, notizia di oggi, Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera. Non solo. Il Corriere Fiorentino parla oggi dell’ipotesi di una “lista Renzi” apparentata al Pd al Senato, per arginare la fuga dei moderati verso il Professore. Che sceglierà Matteo?



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