Le banche spagnole e inglesi sono quelle più pronte nella riconversione web verso un’organizzazione più snella. Mentre quelle italiane, francesi e tedesche sono ancora in ritardo. E’ quanto si evince dal fresco Rapporto 2012 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria curato dall’Abi, l’associazione bancaria presieduta da Giuseppe Mussari.
Nel capitolo conclusivo del Rapporto si analizzano le differenze sensibili nella struttura dei costi con cui i diversi sistemi bancari nazionali sono entrati in una fase di trasformazione che ha una premessa: in buona parte dei Paesi europei – si legge nella ponderosa ricerca dell’Abi – vi è una capacità eccedentaria nella distribuzione dei servizi bancari.
Ciò per due motivi. Primo: l’enorme sviluppo della domanda di prodotti e servizi finanziari da parte delle famiglie e delle piccole imprese a partire dagli Anni Novanta ha indotto buona parte delle banche europee a non cogliere le possibilità di riduzione dei costi di distribuzione che venivano offerte dalla tecnologia. Secondo motivo, secondo gli esperti dell’Abi: la riduzione di questi prodotti e servizi è stata netta e non è ragionevole attendersi che essa riguadagni i livelli pre-crisi.
Ma le situazioni di partenza sono diverse da Paese a Paese: “Non vi è dubbio – si legge nel Rapporto – che le grandi banche spagnole e britanniche abbiano perseguito con successo nell’ultimo decennio l’eccellenza nelle attività distributive: esse hanno per prime centralizzato i back office, ricorrendo frequentemente a un outsourcing su scala globale di servizi o fasi di servizi”.
Invece, secondo il Rapporto dell’Abi, “le banche tedesche, francesi, e naturalmente italiane, hanno capacità in eccesso e, nel contempo, un rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione che non consente la produzione di un reddito sufficiente a coprire gli accantonamenti a fronte di un attivo più rischioso, e a incrementare le risorse patrimoniali nella misura resa necessaria dal quadro economico e dalle forti pressioni regolamentari”.