Il lungo regno del saggio e politico a tutto tondo del cardinale Camillo Ruini ha avuto molte conseguenze. L’allora capo della Cei guardava agli equilibri del Parlamento per potervi influire come Chiesa. La valutazione che venne fatta è che era più opportuno contaminare gli schieramenti piuttosto che avere concentrati i cattolici in un unico, minoritario, partito. Alla lunga, avendo Berlusconi dominato la scena politica dopo la fine della Dc, questa intuizione è stata modificata con una progressiva identificazione fra il fronte delle gerarchie vaticane e l’establishment del Pdl.
Questo ha corrisposto temporalmente con l’uscita di scena di Ruini e l’ascesa del cardinal Bertone (segretario di Stato) e del cardinale Bagnasco (presidente Cei). È stato il periodo dell’ultimo governo del Pdl, quelli degli scandali minimizzati (anzi, relativizzati) da monsignor Fisichella o dagli esponenti di Cl come Maurizio Lupi. È stato il periodo in cui vicende come Ior e Propaganda Fide hanno fatto emergere relazioni pericolose lungo gli affari della finanza e del mattone. Era emersa una quasi sovrapposizione fra un pezzo di Oltretevere e un pezzo di Palazzo. Si è sentito, anche di recente di “raccomandazioni” su governo e, addirittura, Rai. Senza mai nessuna smentita.
Ora, anche i collaboratori del Papa sono uomini e possono sbagliare. Sicuramente avranno confessato i loro peccati terreni e avranno trovato nella Comunione la loro salvezza. Se però da qualche secolo si afferma che errare è umano ma perseverare è diabolico qualcosa vorrà pur dire. L’impegno, parrebbe intensissimo a leggere i giornali (non smentiti ancora una volta), a mettere in riparo le anime delle pecorelle smarrite che pure erano a loro agio nel greggio guidato dal lupo cattivo Silvio Berlusconi potrebbe essere degno di lode. O di condanna. L’impressione di una Chiesa italiana protesa a costruire una nuovs piattaforma politica passando armi e bagagli da Berlusconi a Monti è un esempio di cinismo che poco sembra a che spartire con la Dottrina sociale della Chiesa o con l’opera che, il non ancora Papa, Montini realizzò promuovendo la nascita della Dc di De Gasperi. Il novello refugium peccatorum affidato al gesuita Monti sembra più finalizzato alla continuità del peccato che alla redenzione. Il rigore teologico di Benedetto XVI rischia di apparire un comodo ombrello sotto il quale alcuni (pochi ma influenti) cardinali e vescovi intendono ripararsi dalla pioggia degli errori politici commessi in passato, e nel presente. Fino a quando il Santo Padre potrà tollerare questo uso strumentale della Chiesa?