La nuova strage commessa in Siria su civili è la peggiore dall’inizio della guerra. Lo rileva la Bbc informando sulle modalità con cui si è svolto l’attacco missilistico governativo contro cittadini disarmati in fila per prendere il pane. Secondo Al Jazeera il bombardamento missilistico ha causato una vera carneficina. Novanta infatti sarebbero i cittadini di Halfaya, una cittadina nella centrale provincia di Hama, morti mentre erano in attesa del pane. Il massacro nella panetteria difficilmente però potrà essere il simbolo della svolta nella guerra civile del Paese mediorientale. Qualcosa di simile a quanto era avvenuto invece a Sarajevo dove un attacco a base di bombe al mercato della capitale bosniaca sotto assedio fu il primo momento del percorso che portò all’intervento della comunità internazionale.
A impedire finora una svolta di questo tipo c’è la politica mediorientale della Russia. L’atteggiamento filo Assad mantenuto in maniera inflessibile da Mosca nel corso dei 21 mesi di conflitto oggi registra un altro momento significativo. E’ infatti il Guardian a informare dell’accresciuto livello della presenza russa in Siria. Secondo la testata inglese, i sistemi terra-aria di difesa antiaerea presenti a Damasco non solo rafforzano Bachar al Assad, impedendo interventi simili a quelli che precedettero la fine di Slobodan Milosevic nella Yugoslavia in guerra. La presenza di tecnici del Cremlino indispensabili a gestire le strutture antiaeree russe, potrebbe scatenare conflitti globali di più vasta portata nel caso in cui rappresentanti della Federazione dovessero morire a causa di attacchi internazionali.
L’unica mossa che potrebbe mettere in difficoltà la diplomazia di Mosca sta nell’uso di armi chimiche da parte dell’alleato mediorientale. Non deve essere dunque un caso se oggi sulla Rossiskaya Gazeta, il quotidiano più ufficiale del Paese, Sergej Lavrov offre tutte le assicurazioni che questo non avverrà. a riprova delle sue condizioni, il ministro degli Esteri federale sottolinea quanto la dirigenza siriana sia cosciente del fatto che compiere un tale passo equivarrebbe a commettere “suicidio politico”.
Il quotidiano russo Vedomosti spiega i motivi per cui Mosca sostiene in modo tanto accanito la Siria. Un contributo allo scopo lo da la foto che apre l’analisi nella quale si vedono il leader sovietico Leonid Breznev e Afez Assad, presidente siriano e padre dell’attuale presidente di Damasco, stringersi calorosamente la mano.