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Su Monti l’Opus Dei è atarassica

Era il 28 novembre 1982 quando Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica “Ut sit”, decise di erigere l’Opus Dei in prelatura personale. Sono passati trent’anni da quella che, nella storia dell’Opera, viene indicata come una delle date più importanti.

È l’occasione per conoscere più da vicino questa organizzazione. Una setta segreta di persone influenti o un gruppo di fedeli che cercano di santificare la vita nel lavoro quotidiano? Formiche.net ne parla con Bruno Mastroianni, direttore dell’Ufficio Informazioni dell’Opus Dei in Italia, e parla anche della nascente Lista Monti.

Sono passati trent’anni dal novembre del 1982. Nel frattempo, l’Opus Dei è cresciuta, si è evoluta. Ma, soprattutto, si parla dell’Obra associandola a intrighi, misteri, soldi sporchi, inchieste. Un bel biglietto da visita…
Ho la sensazione che da Il Codice Da Vinci in poi questo filone del mistero si sia un po’ esaurito. L’uscita del film è stata un’occasione globale per far conoscere l’Opera per quello che è. In tutto il mondo i vari uffici stampa della prelatura si sono impegnati a reagire senza boicottaggi ma mettendo in campo iniziative e idee per “far toccare con mano” l’Opus Dei al pubblico.  Mi pare che ormai in molti abbiano capito che l’Opera non fa altro che diffondere un messaggio di fede. Anche perché nell’epoca del web è difficile sostenere ancora sospetti di segretezza: di fronte a 4 siti ufficiali, canali di YouTube, presenza su Facebook, Twitter ecc… Se uno si vuole informare ha l’imbarazzo della scelta.

Cosa era l’Opus Dei prima di diventare una prelatura personale? Come si è evoluto il suo messaggio? È ancora attuale?
Anche prima di essere eretta in prelatura personale l’Opera era quello che è oggi: un’istituzione della Chiesa dedita ad aiutare gente di tutti i tipi a coltivare la fede in mezzo alle occupazioni quotidiane. È come se l’Opera fosse una stazione di servizio per le anime: chi ne frequenta le attività impara a pregare, a coltivare il rapporto con Dio, a conoscere sempre meglio i contenuti della fede cattolica. Una vera e propria offerta di formazione spirituale per l’uomo contemporaneo alla ricerca di Dio.

Mentre venivo qui, nel suo ufficio, ho incontrato alcune persone alle quali ho chiesto: “Cos’è l’Opus Dei?”, “Chi sono i fedeli dell’Opus Dei?”. Le risposte più gettonate sono state: “Una setta segreta fatta da persone potenti”, “un gruppo di persone che usa il cilicio”, “un’associazione che fa il lavaggio del cervello ai propri membri”. Vuole rispondere?
Mi chiedo che strada abbia fatto… A parte gli scherzi, i fedeli dell’Opus Dei sono persone talmente comuni e variegate che è impossibile ricondurle a un unico modello. Ci sono tassisti che frequentano l’Opera così come avvocati, casalinghe, studenti, commercianti (potrei andare avanti all’infinito). Cosa trovano frequentando l’Opera? Una strada per coltivare la fede. Il presupposto è la libertà: i “cervelli lavati” sarebbero inservibili perché il messaggio cristiano richiede un’adesione libera e consapevole. Ha presente i santi? Se fossero stati dei manipolati non avrebbero realizzato tante cose grandi, pensi a Madre Teresa… Quanto alla setta o al gruppo l’Opus Dei è l’esatto contrario: è un’istituzione dedita a far uscire le persone dal proprio piccolo mondo chiuso e un po’ egoista per aprirsi agli altri e a Dio (che poi è il messaggio del Vangelo). Il cilicio poi, a parte il folklore, non è un’invenzione dell’Opus Dei ma fa parte della tradizione cristiana, lo usava Paolo VI, don Orione, san Tommaso Moro (un laico)… Non tutti nell’Opera lo usano e chi lo fa lo vive come un fioretto: un sacrificio fatto per amore di Dio che non fa male al corpo ma fa tanto bene allo spirito.

Nomi e professioni importanti vengono associati all’Opus Dei. Capi di governo, vertici delle principali istituzioni finanziarie nazionali, magistrati, diplomatici, giornalisti, lobbisti. Non ho mai sentito parlare di operai, elettricisti, idraulici e, più in generale, dell’uomo di “tutti i giorni”. Fate selezione all’ingresso?
Non ne ha mai sentito parlare perché gli operai, gli elettricisti e gli uomini “di tutti i giorni” non fanno notizia, eppure ci sono nell’Opus Dei e ne costituiscono la maggioranza. Poi guardi, la maggior parte delle volte che qualche “pezzo grosso” viene segnalato come dell’Opus Dei è sbagliato. Anche perché in Italia a leggere certa stampa pare quasi che siano tutti dell’Opera…

Come si entra nell’Opus Dei? Si dice esista un vero e proprio processo di cooptazione.
Sa perché sono diventato dell’Opus Dei? Perché un amico mi ha fatto desiderare di vivere fino in fondo la fede. E questo accade per molte persone che si avvicinano all’Opera. Quando uno trova una cosa bella e importante ne parla con gli amici, è la cosa più naturale che c’è. Come ha fatto Gesù nel Vangelo che ha detto: “Vi ho chiamato amici”. San Josemaría, fondatore dell’Opus Dei, parlava di apostolato, di amicizia e confidenza. Saper essere amici veri è un tutt’uno con il parlare di Dio agli altri. La cooptazione la lasciamo ai romanzi di Dan Brown…

È mai entrato in una libreria per cercare libri che riguardano l’Opus Dei? Quelli che sembrano avere un approccio “oggettivo” si contano sulle dita di una mano, mentre quelli “contro” riempiono interi scaffali. Se le cito titoli come “Dentro l’Opus Dei” o “Opus Dei segreta” rimane tranquillo o fa un balzo sulla sedia?
Nessun balzo… mi dispiace solo che non citi i lavori dei suoi colleghi John Allen, Vittorio Messori e Patrice De Plunkette (solo per nominare tre dei giornalisti più noti) che hanno realizzato inchieste approfondite sul tema. D’altra parte gli scaffali sono abbastanza nutriti di libri interessanti sull’Opera. Se nelle librerie ci sono poi libri “contro”, come dice lei, è perché hanno appioppato all’Opera un certo alone di mistero che vende… Comunque visto che siamo in vena di segnalazioni le consiglio il mio: una raccolta fotografica sul fondatore che ne racconta l’intera vita dalla nascita fino a dopo la sua scomparsa, con volti, persone, luoghi, fatti, ecc. È un buon regalo di Natale il titolo è: “San Josemaría Escrivá, una biografia per immagini del fondatore dell’Opus Dei”.

Si dice – cito da uno dei libri – che: “l’Opus Dei tiene una contabilità minuziosa sui contributi mensili dei soprannumerari e sui rendiconti annuali individuali dei membri numerari. I quali oltretutto hanno l’obbligo di redigere un testamento che sostanzialmente è a favore dell’istituzione, anche se la comunicazione ufficiale insiste sugli scopi esclusivamente spirituali”. È vero? Qual è il rapporto dell’Opus Dei con i soldi?
Guardi, l’Opera come prelatura non gestisce nulla. Per capirci: un centro dove si fanno attività spirituali dell’Opera – solitamente una casa – non è mai gestito dall’istituzione ma dalle persone che vi abitano e che se ne occupano. E’ una scelta organizzativa voluta. I fedeli dell’Opera e le diverse persone che la frequentano sostengono queste iniziative con la loro generosità. Ognuno si sente partecipe e fa la sua parte come può, lì dove sta. Nessuno è obbligato a fare testamento per l’Opera. I numerari, i fedeli cioè che scelgono di vivere nel celibato per motivi apostolici, redigono un testamento come segno di povertà e distacco dai beni; come chiunque altro lo destinano a favore di chi meglio credono (un familiare, un’iniziativa sociale o altro).

Josemaría Escrivá ha vissuto a lungo a Roma. E proprio per questo motivo, per evitare possibili interferenze personali, ha deciso di stabilire la sede ufficiale dell’Opus Dei a Milano. L’Opera ha un immenso patrimonio immobiliare, si parla addirittura di un valore di circa 400 milioni di euro solo con riferimento al capoluogo lombardo. In quasi ogni scandalo finanziario l’Opus Dei viene tirata in ballo, a torto o a ragione. E Milano è la capitale della cosiddetta finanza bianca. Solo un caso? E perché l’Opus Dei viene sempre coinvolta?
Questa del patrimonio sconfinato e del coinvolgimento negli scandali finanziari la apprendo da lei… la prelatura possiede solo la sua sede centrale, un palazzo ai Parioli a Roma. La realtà è che l’Opus Dei è molto semplice: come prelatura si occupa delle attività di formazione spirituale che svolge in diversi luoghi. Tutto il resto è lasciato all’iniziativa e alla cura dei fedeli che, da cittadini liberi e responsabili, promuovono iniziative no profit educative e sociali, insieme ad altre persone. Altro che patrimonio: queste iniziative (dedite alla formazione dei giovani, alla promozione culturale e all’assistenza) devono ogni anno ripianare le perdite grazie alla generosità di tanta gente. Come sempre quando ci si dedica al bene comune i soldi non si accumulano, si spendono. A Milano c’è la sede dell’Opus Dei in Italia, dove abita e lavora il Vicario Regionale, mentre a Roma c’è la sede del Prelato che si occupa dell’Opera in tutto il mondo.

Quando passo davanti alla Pontificia Università della Santa Croce (affidata all’Opus Dei) incontro preti vestiti in maniera ineccepibile, con una rasatura perfetta, capelli in ordine e un fisico talvolta invidiabile. È vero che per l’Opera l’aspetto gradevole è di grande aiuto nello svolgimento dell’apostolato?
Avere cura di se stessi è una cosa buona e cristiana: rientra nel rendere gradevole la vita agli altri. Direi che la normalità è la migliore eleganza. Fissarsi troppo sull’aspetto esteriore, invece, è sempre un segno di mancanza di visione soprannaturale… E poi io passando davanti all’Università (in cui insegno) vedo soprattutto gente normale e non mi pare di aver visto tutti questi preti palestrati.

Ha mai provato a digitare la parola “Opus Dei” su Google? Nelle prime due pagine di risultati, si trovano praticamente quasi tutti articoli che mettono l’Opera sotto una luce negativa. Eppure lei dirige un ufficio che dovrebbe occuparsi di comunicazione, come dice il nome stesso. Cosa fate?
Veramente i primi risultati sono molto interessanti. Ci sono i siti ufficiali, la pagina di Wikipedia e qualche sito non ufficiale fatto bene. Dopo vengono fuori i contenuti “contro”. Non mi preoccupa molto: il lettore attento – soprattutto quello abituato al web 2.0 – sa distinguere facilmente l’attendibilità (o no) di certi contenuti soppesandone i toni e lo stile. Da questo punto di vista abbiamo avuto interessanti risultati scegliendo di essere presenti e accessibili ovunque e a chiunque anche tramite Twitter, Youtube e Facebook. Chi ha dubbi o vuole informarsi sul “sentito dire” sull’Opera lo può fare in pochi clic. Nel sito ufficiale www.opusdei.it abbiamo messo veramente tutto, dalle testimonianze dei fedeli ai documenti ufficiali, alle lettere del Prelato ecc. abbiamo un costante aumento di visite, segnale di quanto ormai è cambiato il modo di informarsi: gli utenti le cose se le vanno a cercare da soli. Molte persone scoprono il messaggio dell’Opus Dei incontrandolo casualmente (sui media o sul web) e ci scrivono per saperne di più. Diverse hanno iniziato a frequentare le attività spirituali riscoprendo la fede.

E del clima politico che si respira in Italia? Che ne dite? Vi schierate anche voi con Monti?
In un centro dell’Opera non ti chiederanno mai chi voti o le tue convinzioni politiche, ti chiederanno piuttosto se preghi, se sei un buon figlio, un buon marito, un buon padre… L’Opera si concentra sulle vere priorità, così come ci indica Benedetto XVI: sulla formazione, sul risvegliare in ciascuno le domande fondamentali, sul dire al mondo che nelle cose grandi e piccole di ogni giorno Dio c’entra. Posto questo, ognuno sarà capace di fare le migliori scelte in politica, nella società e nel contesto in cui opera con libertà e secondo le sue inclinazioni. Senza tutto questo, invece, si può rischiare di inseguire l’altalena dell’attualità perdendo la bussola.

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