Scoppiettanti novità istituzionali sulla politica energetica.
E’ in corso la consultazione pubblica sulla Strategia energetica nazionale (Sen) abbozzata dal ministero retto da Corrado Passera che gli analisti stanno studiando per individuare i gruppi del settore che ne beneficeranno e quelli che invece ne risentiranno negativamente.
Dopo aver dato conto dei principali obiettivi della Sen, e aver anticipato alcuni studi ricevuti dalla struttura tecnica del dicastero come quelli dell’Istituto Bruno Leoni diretto da Alberto Mingardi e del movimento Fermare il Declino capeggiato da Oscar Giannino, oltre che dell’opinione dell’economista Davide Tabarelli, Formiche.net è in grado di svelare le considerazioni sulla Sen che si svolgono negli uffici del centro studi della Banca d’Italia.
Secondo la ricostruzione che si basa su alcune bozze di paper redatti dagli economisti esperti di energia che lavorano all’interno della Banca centrale governata da Ignazio Visco, il giudizio sulla Sen è composto da dubbi, perplessità e molti punti interrogativi.
Nella Sen ad esempio, si evince da un documento riservato della Banca d’Italia, i riferimenti sono per lo più a strumenti di tipo regolatorio (come gli standard per gli edifici o le vetture, peraltro stabiliti in base alla legislazione comunitaria) e ai sussidi (come conto energia e conto termico) e senza che di questi venga data una valutazione della loro efficacia ed efficienza.
Dopo una serie di analisi, rilievi e critiche, da un seminario interno a Palazzo Koch sono emersi alcuni suggerimenti per modificare la Sen. Ecco in sintesi le principali proposte.
1) Si dovrebbe puntare a misure che contengano la spesa energetica e non i prezzi unitari privilegiando le misure che incentivano gli investimenti in efficienza.
2) Andrebbero contenuti i costi che vengono finanziati in bolletta e ridotto il ricorso a scaricare sugli oneri di sistema costi impropri, ad esempio i ribassi per imprese energivore e il finanziamento delle start up.
3) I sussidi dovrebbero essere spostati verso la R&S con l’obiettivo di medio termine di fare del sostegno all’innovazione ambientale un cardine della politica industriale verde.
4) Le decisioni delle future politiche europee non possono più prescindere da un ruolo attivo delle istituzioni nazionali che devono far sentire la propria dotandosi di strumenti di analisi rigorosi che richiedano la piena indipendenza delle agenzie tecniche (Ispra e Enea).