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Tutte le strade di Bonomi, tra Ducati e Aston Martin

I fronti aperti sembrano essere più di uno, ma il finanziere milanese Andrea Bonomi intasca un altro chiaro successo, stavolta nel settore motoristico. I fili del suo business e dei suoi affari sembrano tuttavia ben più intrecciati, dai progetti sulla Banca Popolare di Milano a Pirelli, passando per il Corriere della Sera, fino a qualche dubbio più o meno esplicito sui capitali che lo appoggiano nelle sue scommesse finanziarie, come quelli adombrati dalla trasmissione Report.

L’acquisizione della quota in Aston Martin

Partita chiusa, per ora, sulla casa automobilistica britannica Aston Martin, di cui la Investindustial della famiglia Bonomi diventa socio di riferimento. E’ stato infatti raggiunto l’accordo con il fondo kuwaitiano Investment Dar che porta quello guidato da Bonomi ad acquisire il 37,5% della Casa inglese per 190 milioni di euro, dopo aver ceduto pochi mesi fa il marchio Ducati all’Audi (un affare da 860 milioni di euro).

I dettagli dell’operazione

L’operazione in Aston Martin avverrà attraverso un aumento di capitale che consentirà al fondo di private equity di divenire primo azionista della società. La transazione, soggetta all’ok dell’Antitrust atteso per il primo trimestre 2013, assegna al 100% di Aston Martin un enterprise value di 940 milioni. Con il supporto di Investindustrial e del fondo Dar Aston Martin investirà oltre 625 milioni nei prossimi cinque anni per sostenere il suo piano di crescita ed espansione a livello mondiale. Nel 2011, il gruppo automobilistico ha generato un giro d’affari da 634 milioni con un ebitda di 101 milioni.

L’era post-Ponzellini in Bpm

Come sottolinea l’editorialista Gianni Gambarotta, il quarantaseienne Andrea Campanini Bonomi sta vivendo qualche momento con un po’ di elettricità. “Con il suo fondo Investindustrial si è assicurato il controllo della Banca Popolare di Milano, uscita devastata dalla gestione di Massimo Ponzellini. Il suo piano – dice Gambarotta – è quello di sistemare alla meglio e al più presto l’istituto per poi rivenderlo a un big del credito internazionale. Ma alla Bpm le cose si complicano, con i dubbi avanzati sui capitali che hanno appoggiato Bonomi nell’operazione milanese. Come se non bastasse e con la decisione di Moody’s di declassare Bpm assegnandole un rating Baa3, quasi un junk bond”.

Ma la storia non finisce con l’avventura della Bpm. Secondo il giornalista Michele Masneri, le partite in gioco per Bonomi sono tre. La prima è appunto quella della Banca Popolare di Milano, dove sta svolgendo “un ruolo principale da ‘rottamatore’ nella vicenda della Popolare di Milano post èra Ponzellini”.

Il ruolo in Pirelli

L’altro dossier, come evidenzia Masneri, riguarda Pirelli. “Qui Bonomi sta agendo da pacificatore tra Marco Tronchetti Provera e gli arrembanti (e non milanesi) Malacalza, in un’operazione di modernizzazione della governance che dovrebbe portare però tra gli azionisti di Pirelli proprio il suo fondo Investindustrial”.

L’ipotesi Corriere della Sera

“Infine Bonomi, che siede nel board del Corriere della Sera, si dice che potrebbe entrarvi anche da azionista in un prossimo aumento di capital”, ha scritto Masneri.

I numeri di Investindustrial

Il suo fondo Investindustrial, con attività in 14 nazioni, 32 mila dipendenti e 23 miliardi di euro gestiti. Il nome dell’impresa è di famiglia: si chiamava infatti Bi-Invest la creatura del padre, Carlo Campanini Bonomi, che rimane famosa per essere stata oggetto della prima scalata ostile della finanza italiana, da parte della Montedison di Mario Schimberni. “E’ probabile – secondo Masneri – che sull’onomastica abbia influito una sorta di revanchismo; nei confronti del padre, che ripiegò poi a Londra, città da dove ha composto un gruppo di partecipazioni industriali non banali; e certamente nei confronti della nonna, figura centrale della mitologia di famiglia, e non solo”.


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