Dopo la strage di Newtown prosegue negli Usa il dibattito su quale debba essere il rapporto tra armi e popolazione civile. Lo segnala tra gli altri la Bbc, che mette in evidenza la disponibilità al dialogo di legislatori finora chiusi a ogni ipotesi di controllo sul mercato degli ordigni da fuoco. L’emittente britannica cerca di capire i modi in cui la legge Usa che regola i rapporti tra società civile e industria degli armamenti possa essere emendata.
Altrettanto fa il New York Times sottolineando come la lobby pro armi presente nel partito democratico si stia aprendo all’idea di porre limiti allo strapotere dell’industria degli armamenti.
Per el Pais Obama intende mettersi alla testa di un fronte nazionale contro le armi. La Frankfurter Allgemeine Zeitung si concentra più sulla questione del rapporto tra armi e società di massa. Le conclusioni cui arriva il quotidiano tedesco con l’intervista a uno psichiatra non sono però molto diverse da quelle suggerite dal senso comune. Secondo Franz Joseph Freisleder infatti chi commette stragi tipo quella vista nel Connecticut è guidato da complessi di inferiorità. Causa principale degli eccidi è però la disponibilità di poter acquistare pistole e fucili senza ostacoli di nessun tipo. La testata renana ritorna sulla situazione di Newtown. Una cittadina fino a una settimana fa ritenuta pacifica e serena. E’ mai possibile credere esistano luoghi idilliaci, si chiede la Faz, in uno Stato militarizzato da cima a fondo e dove popolazione mantiene con le armi un rapporto tanto morboso da perderci la testa?
Anche le Monde richiama l’attenzione dei propri lettori sul rapporto esistente tra revolver e identità americana in un Paese dove ogni mese vengono comprate un milione di armi. Qualcosa però potrebbe muoversi anche negli Usa, scrive sempre il giornale francese, notando il successo di una petizione che chiede a Obama un controllo più stretto sull’industria delle armi. Un esempio che Washington dovrebbe tenere presente è quello australiano fa presente le Figaro. Dopo l’eccidio di Port Arthur, il governo conservatore di Camberra ha infatti approvato una serie di drastiche misure che hanno bloccato la libera circolazione delle armi. Un esempio però difficilmente trasportabile negli Usa, prevede Figaro.