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Viaggio nelle associazioni cattoliche. Tendenza Bertone?

La decisione di Silvio Berlusconi di candidarsi per la sesta volta (“Torno in campo per vincere”) e l’annuncio delle dimissioni da parte del presidente del Consiglio, Mario Monti (“Mi dimetto. Ho maturato la convinzione che non si potesse andare avanti”) costituiscono per la galassia cattolica, allo stesso tempo, sia un momento di sconforto che un momento di speranza.

Se l’ennesima candidatura di Berlusconi produrrà inevitabilmente un’emorragia di voti cattolici dal Pdl, e ci sono già i primi smottamenti all’interno di Comunione e liberazione, dall’altro lato le dimissioni di Monti spianano con tutta probabilità la strada per una candidatura “politica” del professore a Palazzo Chigi. Una possibilità, quest’ultima, non negata neppure dal diretto interessato (“In politica? Ora sono più libero”). Ma, a questo punto, la domanda è: cosa farà il variegato mondo cattolico? Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone convergeranno verso il sostegno a un partito o movimento in grado di raccogliere intorno ad esso il voto di migliaia di cattolici?

 Il ruolo dei cattolici nella politica nazionale

Che i cattolici italiani giocheranno un ruolo significativo nelle (ormai imminenti) elezioni politiche non è certo un segreto. Come dichiarato, infatti, a Formiche.net da Agostino Giovagnoli, professore di storia contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano e molto vicino al movimento “Verso la Terza Repubblica”, “è noto che il Papa, ancora recentemente, ha chiaramente espresso l’esigenza di un maggiore impegno del laicato cattolico italiano in politica”. Giovagnoli, poi, si spinge sino a “invocare” una presa di distanza dall’operato di Silvio Berlusconi: “Mi pare di grande interesse l’attenzione e il sostegno che Benedetto XVI ha manifestato pubblicamente in ripetute occasioni nei confronti del presidente del Consiglio Mario Monti. Ed è a tutti evidente il suo sobrio ma chiaro distacco dallo stile di Silvio Berlusconi”.

 Bertone e Bagnasco verso un punto di convergenza

In una recente intervista a Formiche.net Paolo Rodari, vaticanista de Il Foglio, ha evidenziato come tra il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, non vi fosse una convergenza di opinioni circa il soggetto politico che dovrebbe rappresentare gli elettori cattolici in occasione delle prossime elezioni. Secondo Rodari, infatti, “ciò che sta nascendo intorno a Montezemolo ha, almeno sulla carta, l’appoggio della Segreteria di Stato. Il presidente della Cei, Bagnasco, è invece più attendista”. Se da un lato, infatti, è noto che Bertone abbia rotto con il Pdl nel 2009, non è un mistero, dall’altro lato, sempre secondo Rodari, che Bagnasco “non sapendo quali garanzie Montezemolo può effettivamente dare alla Chiesa, aspetta. Il suo sogno, infatti, sarebbe un Pdl di nuovo credibile”, in grado di fornire le dovute garanzie con riferimento ai principi non negoziabili. Ma l’annunciata candidatura di Berlusconi potrebbe accelerare la convergenza tra Bertone e Bagnasco. Ne è convinto, di questo, Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa, che a Formiche.net ha dichiarato: “Credo che una diversità di vedute sia cosa di qualche tempo fa e che questa diversità riguardasse solo il grado di simpatia per Montezemolo e per la presenza in Italia Futura di Riccardi e Olivero. Ma sia Bertone che Bagnasco auspicano un Monti bis. Il teatrino cui assistiamo – con la ridiscesa in campo del Cavaliere, le primarie che prima si devono fare e poi non di fanno e poi forse si fanno, le critiche di Bondi all’area cattolica del Pdl – mette in seria difficoltà chi aveva sperato in una rifondazione dell’area moderata”. Una convinzione, quella di Tornielli, che sembra trovare conferma nell’intervista rilasciata dal capo dei vescovi italiani al Corriere della Sera lo scorso lunedì: “Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando” – ha dichiarato l’arcivescovo Bagnasco.

L’attacco della stampa cattolica

Una crescente insofferenza verso la nuova operazione politica di Berlusconi sembra serpeggiare anche all’interno dei mezzi d’informazione cattolici. Forte, in tal senso, la presa di posizione del quotidiano Avvenire. In un editoriale, il direttore Marco Tarquinio ha scritto che la candidatura di Berlusconi è una “decisione dirompente e senza vero motivo”, rappresentando un “mossa destabilizzante”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche TV 2000, la rete televisiva diretta da Mario Boffo. Secondo ma tv dei vescovi, infatti, “dà malinconia che una vicenda ventennale abbia un epilogo tanto miope, per non dire meschino”.

Il ruolo delle associazioni cattoliche

La recente convention di “Verso la Terza Repubblica” avrebbe, secondo alcuni osservatori, messo in evidenza una spaccatura all’interno dell’associazionismo cattolico. Cisl, Acli e Sant’Egidio in linea con Montezemolo, le altre associazioni che hanno partecipato agli incontri di Todi più distaccate. Parlare di spaccatura è sicuramente esagerato ma non si può negare che vi sia una certa distanza tra le varie posizioni. Di questo, in particolare, ne è convinto Tornielli, per il quale “c’è attenzione da parte di tutti. Ma rimane una distanza, tranne ovviamente nelle Acli e nella Comunità di Sant’Egidio, che hanno aderito direttamente all’iniziativa di Montezemolo. Vedo difficile la confluenza delle associazioni di Todi nell’appoggio a Italia Futura – dice il vaticanista del quotidiano la Stampa – Mentre potrebbe esserci una collaborazione a un rassemblemant di più liste centriste che intendano riportare Monti a Palazzo Chigi”. Più netto, invece, il giudizio del professore Giovagnoli, per il quale i discorsi relativi a divisioni tra i cattolici sarebbero “banalità che devono essere abbandonate”.

 L’attivismo di Bonanni

Particolarmente attivo risulta essere il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. In un recente editoriale, Gianfranco Brunelli, direttore della rivista cattolica progressista Il Regno, ha scritto che “la partecipazione di Bonanni in quanto segretario della Cisl alla nuova formazione finisce per affondare definitivamente ogni ipotesi di autonomia del sindacato”. Di questo il leader del sindacato di via Po, ovviamente, sembra esserne conscio, dato che, come evidenziato da Tornielli, “Bonanni ha partecipato alla convention di Montezemolo ma non è un caso che non sia intervenuto, come invece era previsto fino a pochi giorni prima. Ciò perché Bonanni – che si è mosso e si è dato da fare in mesi nei quali molti altri sono rimasti fermi – credo abbia ben presente un quadro di valori di riferimento (dottrina sociale della Chiesa, valori non negoziabili, permanenza nell’area del Ppe) che appartengono alla maggior parte delle associazioni di Todi. E dunque penso che anche lui attenda qualche chiarimento in più sui programmi di Montezemolo”.

I rapporti con Casini

Se un’alleanza con l’Udc capitata da Pier Ferdinando Casini sembra essere la soluzione più semplice e immediata per Montezemolo, come sembra suggerire nel suo editoriale il direttore de Il Regno (“il nuovo movimento di Montezemolo esprime complessivamente posizioni prossime, se non identiche, a quelle dell’Udc di Casini”), così in realtà non è. Sondaggi alla mano, infatti, una simile intesa sembrerebbe non premiare nel segreto dell’urna. Netto il giudizio del professore Giovagnoli: “Non mi pare che l’Udc e Montezemolo abbiano le stesse posizioni”. Il discorso, prosegue Giovagnoli, è più complesso: “Si tratta infatti di un insieme di personalità diverse, con storie differenti ed espressive di mondi non omogenei che però convergono sulla necessità di chiudere l’esperienza, altamente fallimentare, della Seconda Repubblica e che intendono valorizzare la novità, anzitutto culturale, del governo di Mario Monti. E’ a questa novità che l’istituzione ecclesiastica guarda con interesse e con attenzione”.

I cattolici, disorientati, aspettano “istruzioni” dall’alto.

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